Mostre

Fratello fiume
Lo scorrere delle acque e il Destino dell’uomo
Mostra a cura di Enrica Viganò
Fotografie di Giulio Di Sturco,World Press Photo Award

La fotografia rivela il volto del nostro tempo e suggerisce il valore del punto di vista. L’occhio del cuore e l’occhio che vede.
La straordinaria capacità di Giulio Di Sturco di cogliere l’essenza delle storie che racconta, il suo stile raffinato, traducono la realtà in immagini emblematiche, che si fanno portavoce di situazioni vere e sentimenti profondi imprimendosi nella memoria: l’uomo e il fiume. Da tempi e regioni diverse, ma con la medesima ontologia, tornano su questi scenari del Gange, dell’India e del Bangladesh, i fiumi di Ungaretti, The waste Land di T. S. Eliot, la memoria, la piccolezza e grandezza dell’uomo. Mettendo in luce non già la sola capacità di homo faber, ma il cuore, capace cioè di abitare il mondo secondo un senso e il proprio destino.
Una delle voci più rappresentative del reportage italiano, vincitore di un World Press Photo Award nel 2008, espone per la prima volta a Milano 40 immagini frutto della ricerca fotografica condotta sul Gange e su altri fiumi del continente indiano.

Dal 29 novembre 2012 al 28 febbraio 2013, il Centro Culturale di Milano (via Zebedia 2) di GIULIO DI STURCO Fratello Fiume, 40 immagini,  terzo capitolo della trilogia che il CMC ha dedicato alla relazione complessa tra uomo e ambiente, cominciata con le monografiche di Edward Burtynsky e Ragnar Axelsson.
Enrica Viganò, curatrice delle mostre di fotografia al Centro Culturale di Milano, questa volta sceglie il lavoro di un giovane, già diventato una delle voci più rappresentative del nuovo reportage italiano, vincitore anche di altri importanti riconoscimenti quali il Sony World Photography Award.

[divider top=”0″]

Rovesciare il Novecento
Un secolo più grande di quanto immaginiamo
Corso di 6 lezioni sull’arte del ‘900 a cura di Giuseppe Frangi

Molte persone, soprattutto giovani in uscita dalle mostre, si interrogano oggi sul progressivo coinvolgimento dell’arte del secolo scorso nella comprensione del nostro tempo. Un pensiero unico – uniformato e accettato troppo supinamente – risolve l’esperienza dell’arte del ‘900 secondo categorie standard: dalla perdita di identità, alla teoria di nuovi linguaggi, nella negatività rispetto alla storia e alla realtà, censura/liberazione rispetto al passato, oltranzismo formale come corsa verso la “fine dell’arte”. È davvero così? E cosa accade se si rileggono alcuni passaggi chiave dell’arte del ‘900 prescindendo da questi sguardi acquisiti?
Quello che vogliamo proporre è un tentativo di riaprire alcuni capitoli di questa grande storia, per verificare se un approccio che non faccia leva sulle consuete chiavi di lettura sia in grado di riaprire nuove valutazioni, gettando sull’esperienza dell’uomo espressa dall’arte una luce più profonda. Il nostro compito non consiste nel dissolvere l’io in un flusso di categorie post-esistenza ma invece nel cercare di illuminare i termini stessi della storia con più responsabilità e verità.
Per rispondere a queste domande il Centro Culturale di Milano organizza un corso di 6 lezioni guidato dal giornalista e critico Giuseppe Frangi. Sono stati coinvolti nel Progetto alcuni storici dell’arte e professionisti della comunicazione di altissimo rilievo, che, gratuitamente, hanno colto la sfida di questo nuovo metodo di indagine.

Nello specifico avranno luogo le seguenti lezioni:

Il corso avrà luogo a partire dal mese di febbraio 2013, dalle ore 18 alle 20 (le date sono ancora da concordare con i docenti)
Le iscrizioni sono aperte e si ricevono fino a venerdì 8 febbraio 2013
(www.cmc.milano.itsegretaria@cmc.milano.it – 02 86455162)
Costo: € 100,00 / € 60,00 per i soci e studenti.

[divider top=”0″]

Rock’n’roll come ricerca dell’infinito
Dialoghi e concerti intorno alla Mostra “Tre accordi e il desiderio di Verità” di John Waters al Meeting di Rimini