La lotta tra Io e potere
1945/2015 i Minima Moralia di Adorno e il bisogno dei nostri tempi

Max Horkheimer (a sinistra), Theodor Adorno (a destra) e Jürgen Habermas dietro a destra, nel 1965 a Heidelberg

Max Horkheimer (a sinistra), Theodor Adorno (a destra) e Jürgen Habermas dietro a destra, nel 1965 a Heidelberg

La lotta tra Io e potere
1945/2015 i Minima Moralia di Adorno e il bisogno dei nostri tempi

 

 Mercoledì 18 febbraio ore 21,00
Sala Verri, via Zebedia, 2 – Milano (MM3 Missori MM1 Duomo)

 Intervengono

magattiMauro Magatti,
docente di Sociologia generale nell’Università Cattolica di Milano

 

 

061212-002Sergio Belardinelli,
docente di Sociologia dei processi culturali e Sociologia politica Università “Roberto Ruffilli”, Bologna

 

 

doninelli_3493Luca Doninelli,
scrittore

 

 

coordina
Gianni Bianchi, filosofo

Dietro la sempre più fragile maschera della parola “io” c’è oggi una grande confusione. Nessuna disumanità è più grande che far scomparire l’io: è precisamente questa la disumanità del nostro tempo.

Anche in questo contesto resta intatta l’attesa di salvezza, «come dice Adorno; l’uomo attende dalla verità delle cose, comunque la si concepisca, che emerga, nonostante tutto, dentro l’apparenza, oltre essa, l’immagine della salvezza. L’attesa della salvezza è inevitabile»
(L. Giussani, In Cammino, 2014)

Se “la vita non vive” cosa fonda l’esperienza umana? L’uomo non in astratto ma in rapporto con la storia è al centro di “Minima Moralia”, dedicati da Theodor Adorno a “la vita offesa”. La ricorrenza del libro e la Scuola di Francoforte sono per noi occasione per domandarci in cosa consista il soggetto umano nel presente e l’eredità dell’Europa.

I dialoghi che formano il libro sono del 1944/45 sono rivolti all’amico e collega Max Horkheimer, col quale poi firmerà insieme “Dialettica dell’Illuminismo”.

Una ricorrenza affatto temporale col nostro tempo di crisi dei fondamenti.

La sola filosofia che può essere praticata responsabilmente a dispetto della disperazione è quella che cerca di contemplare ogni cosa come se si presentasse dal punto di vista della redenzione” (Adorno)

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