COSCIENZA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE Le potenzialità della macchina, la realtà dell’umano
Perchè la consapevolezza che non si vede non è riducibile al cervello che possiamo studiare?
Giovedì 14 novembre ore 20,45
Auditorium CMC
Largo Corsia dei Servi, 4
Incontro con
Federico Faggin
Fisico, inventore e imprenditore
Presidente Federico e Elvia Faggin Foundation
dialogo con lui
Mauro Ceroni
docente di Neurologia, Università di Pavia
primario nell’Istituto Neurologico Nazionale Mondino
coordina
Alberto Contri, Docente di Comunicazione Sociale, IULM
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L’inventore del microprocessore e del touchscreen, tra i primi ad occuparsi di intelligenza artificiale, dalla California rilancia la domanda: “Cos’è la consapevolezza?” «La natura della consapevolezza è qualcosa di assolutamente straordinario. Il mondo che osserva sè stesso … Se non che gli scienziati hanno cominciato a pensare come macchine.
Nel 1986 cominciai a interessarmi di intelligenza artificiale utilizzando le reti neurali. Dicevano che erano stupidaggini, fantascienza. Nel frattempo, però, dentro di me stava accadendo qualcosa. In base ai parametri sociali dominanti, avevo raggiunto tutto ciò che occorreva per essere felici. Invece ero più insoddisfatto di quando avevo cominciato. Avevo contribuito a creare macchine che, secondo la vulgata comune, prima o poi avrebbero fatto meglio dell’uomo. Ma proprio questo materialismo, secondo il quale tutto si risolve sul mercato, mi sospingeva in una profonda crisi».
Con mia moglie ho creato una fondazione che si occupa della natura della “consapevolezza”. E non credo si tratti di un problema filosofico. Studiando le neuroscienze mi sono convinto che nessun segnale elettrico potrà mai generare emozioni. Quindi, al contrario di quanto sostiene la maggioranza degli scienziati, sono certo che il computer non potrà mai essere consapevole».
Cos’è la consapevolezza?
«Il mondo che osserva se stesso. La natura della consapevolezza è qualcosa di assolutamente straordinario. Ne hanno capito di più i mistici degli scienziati, ma solo perché questi ultimi hanno cominciato a pensare come macchine, e il mondo interiore controlla il comportamento esteriore. Ecco il dramma del nostro tempo: se ci convinciamo di essere macchine finiremo per diventare macchine, riducendo l’universo a formule matematiche senza senso. L’altro grande problema è quell’idea che ci ha inculcato Darwin: il più forte vince sempre e si prende tutto. Ha contribuito a svilire ogni valore di umanità».
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