L’altro è un bene
Immigrazioni e cittadinanza

La polveriera del Medio Oriente e l’emergenza profughi, il flagello dell’Isis, gli attentati a Parigi, Beirut, Tunisi, San Bernardino. Echi di quella che Papa Francesco chiama “guerra mondiale a pezzi”. In un mondo sempre più globalizzato non c’è niente che possa essere considerato come “lontano”.

Il confronto con l’altro è ormai un tema ineludibile, ma di fronte al quale prevalgono lo smarrimento e la paura. E per fare i conti con questi stati d’animo non possono bastare le analisi degli esperti, le promesse dei politici o le garanzie di maggiori controlli per garantire più sicurezza.

Occorre qualcosa di certo su cui fondare l’esistenza, qualcosa che aiuti la vita a ritrovare una direzione di marcia. Occorre guardare a chi costruisce spazi di socialità nuova, luoghi dove le diverse identità si incontrano e si esprimono, a partire dalla convinzione che per ogni uomo il rapporto con l’altro è una dimensione costitutiva. Altrimenti sarà difficile uscire dalla crisi in cui ci troviamo, nei rapporti umani, sociali e politici.

Uno slogan efficace potrebbe essere: prima della diversità c’è una comunanza.
La comunanza è quella che deriva dall’esistenza delle evidenze ed esigenze originarie di cui è fatto il cuore dell’uomo.

E’ ciò che ricorda Papa Francesco quando parla di “cultura dell’incontro”. Come ha è scritto nel libro “La bellezza disarmata” di Julian Carron: “Il rapporto con l’altro è una dimensione antropologica costitutiva. Senza recuperare l’esperienza elementare che l’altro non è una minaccia, ma un bene per la realizzazione del nostro io, sará difficile uscire dalla crisi in cui ci troviamo, nei rapporti umani, sociali e politici. Da qui deriva l’urgenza che l’Europa (l’Italia) sia lo spazio in cui si possano incontrare i diversi soggetti, ciascuno con la propria identità, per aiutarsi a camminare al destino di felicità a cui tutti aneliamo“.

Per questo il Centro Culturale di Milano a partire dal mese di gennaio propone un ciclo di incontri con la collaborazione di Dialoghi della Vita buona, Nocetum Milano, VITA, Progetto Arca, Cooperativa Martinengo, Casa della Cultura Islamica che vogliono valorizzare realtà che si muovono in questa prospettiva, persone e opere dove fiorisce l’umano come bene per tutti.

Al primo appuntamento prenderanno parte il demografo Gian Carlo Blangiardo, che offrirà una fotografia dell’immigrazione a Milano e in Lombardia e delle tematiche connesse, l’imprenditore cinese Francesco Wu e il direttore della Casa della Cultura islamica di via Padova, Mahmoud Asfa.

In collaborazione con la Pinacoteca di Brera e insieme ad alcuni mediatori culturali di diversi Paesi, vivremo l’esperienza dell’arte come luogo di dialogo tra identità, incontrando i promotori del progetto “Brera, un’altra storia”.

Il coro multietnico Elykia, fondato e diretto da Raymond Bahati e composto da cantanti e musicisti di dodici Paesi residenti in Italia, proporrà un concerto con brani delle diverse tradizioni musicali.

Con queste iniziative il Centro Culturale di Milano si ripropone come luogo in cui soggetti diversi, ciascuno con la propria identità, possano incontrarsi e aiutarsi a camminare verso il destino di felicità a cui tutti aneliamo.

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