Natale: “Ritrovare e riconoscere in tutti gli altri uomini i nostri fratelli reali”

Giovanni Testori ha meditato molto e molto camminato per vivere l’avvenimento della nascita di Gesù. Attualizzandone il significato di salvezza. Di risveglio. Trovando nel quotidiano la verità del presepio. La verità di quel Bambino. In un mondo che oggi appare sconnesso l’avvenimento nel presente di quella Nascita annuncia la speranza della connessione continua tra Dio e gli uomini. Una speranza di vita continuamente da ritrovare. Come fecero gli umili pastori.


16 dicembre 2022

Yannis Behkaris – Esuli tra Kurdistan e Irak – Yannis Behkaris (29 agosto 1960 – 2 marzo 2019) è dei più grandi Photoreporter, scomparso a 58 anni dopo una lunga lotta contro il cancro.

In un libricino – solo per dimensioni e formato – che raccoglie meditazioni sul Natale di Giovanni Testori (“Un bambino per sempre”, casa editrice Interlinea) di cui nel 2023 ricorre l’anniversario della nascita, ecco estratto un pensiero, che ha il calore del bene rifugio che provoca ognuno all’azione: «Quando, lacerando la notte di Natale di quasi duemila anni fa, l’angelo di luce apparve ai pastori disse: ‘Andate e troverete il bambino avvolto nei panni e posto nel presepio’. Non disse ‘cercate’, disse subito: ‘troverete’; e lo disse per affermare che quel bambino era nato esclusivamente per farsi trovare dall’uomo. I pastori accolsero l’invito con impeto e così furono proprio loro, i più umili e indifesi, a trovare e a conoscere per primi il presepio e, nel presepio, il bambino».

Yannis Behrakis – Migranti tra Macedonia e Kosovo ©Reuters

Il verbo che evidenzia Testori è molto bello: trovare. Nel metodo suggerito dal Mistero è quel verbo che cambia tutta la prospettiva del mondo. Che rivoluzione il modo di pensare all’incontro con quel bambino. Ancora Testori che compie un passo ulteriore, di radicale e struggente bellezza: «Riportato al cuore della sua verità più profonda, il Natale consiste in questo trovare dentro ognuno di noi, attraverso colui che lo è stato per antonomasia, il bambino; cioè a dire il figlio. Solo ritrovando e riconoscendo la realtà del nostro essere creati e voluti, del nostro essere figli del Padre, potremo ritrovare e riconoscere in tutti gli altri uomini i nostri fratelli reali, non nominali; e potremo costituire un progetto e una realtà, non parziali e non finti, di storia e di vita; dunque, di società». (Estratto da “Il Corriere della Sera”, 23 dicembre 1980).

Compagni e Angeli di Alfredo Pirri, Tirana ©Giulio Paravani

Il buio e il chiarore
L’anno passato, di questi tempi, nostri fratelli reali venivano offesi, trattati come scarti sulla linea di confine tra la Bielorussa e la Polonia; quest’anno nostri fratelli reali subiscono la spregiudicata violenza della guerra. E noi, qui, a provare a dire che c’è Natale in quella Nascita. È vero: c’è il buio della guerra, il buio della ragione. Ma è altrettanto vero un altro fatto: c’è il chiarore, l’insolito chiarore che buca la notte come lo ha definito il cardinale Angelo Scola sulle pagine de “Il Foglio”, due giorni prima di Natale 2021. La nostra umanità pare proprio stanca, stremata, impaurita. Specie nell’Occidente sazio. Tuttavia, Dio non molla presa. Lui è sempre connesso con la nostra realtà. E trova donne e uomini che sulle linee dei confini dimenticati e nelle terre offese trovano piccoli bagliori di luce nell’offrirsi ad occhi che domandano. Quelle persone indomite danno loro un poco di speranza. Nel loro gesto d’amore c’è l’Amore del Padre. Come ha scritto il cardinale Scola nell’articolo più sopra citato: «Il nesso appare chiaro: è l’amore che il Dio amore continua a donare ad un’umanità stanca quando non del tutto estenuata».

Van Gogh, particolare de La notte stellata

La bellezza di quel sì
Dunque, Dio in connessione con l’uomo. Facciamo girare il mappamondo, e quando arresta la sua corsa, mettiamo l’indice su un punto. Ebbene, proprio lì avviene in tutti gli attimi della vita la connessione fra Dio è l’uomo. Il Natale che riaccade dà sensatezza al presente. Nella vita di tutti i giorni Dio ha bisogno di noi, ecco perché ama connettersi. La vigilia di Natale del 1978, Testori scrive proprio su tale legame indissolubile, definitivo, che ha permesso il disegno del Natale: «Che poi, perché il Natale potesse avvenire, Dio abbia deciso d’aver bisogno di un ‘sì’ pronunciato da un essere come noi, del ‘sì’ pronunciato da Maria, ci garantisce ancor più teneramente del cerchio strettissimo, della strettissima collaborazione cui, per incarnarsi, Dio ha voluto chiamare l’uomo. Così è proprio ripetendo il ‘sì’ per cui Maria è diventata sua e nostra Madre, quel ‘sì’ che pronuncia ogni donna che accetti di generare, ripetendolo ogni giorno e in ogni minuto di ogni giorno, che l’Incarnazione  e, con essa, il Natale si verificherà di continuo; che la vita rinascerà senza posa  e che la storia che tante vite, intrecciandosi, compiranno sarà tutta e intera  nel senso della giustizia di Cristo, nel senso della sua lucentezza, della sua santità, della sua intelligenza, della sua bellezza, del suo amore e della sua pace».

Buon Natale!

Fotogramma da Mother Fortresse, film lungometraggio di Maria Luisa Forenza, 2018 sulla fede nella Siria devastata dalla guerra, su chi rischia la propria vita per aiutare gli altri Premio Miglior Documentario/sezione Cinema del reale Festival Cinema Città di Spello, candidato al Nastro d’Argento Cinema reale 2020 https://www.mymovies.it/film/2018/mother-fortress/