UN RACCONTO DEGLI ULTIMI MESI

Il Centro Culturale di Milano svolgeva il 5 marzo il suo ultimo momento pubblico dal vivo proprio con l’Arcivescovo Mario Delpini, in una forma senza pubblico ma in diretta, dalla sede, con gli ospiti. Decidemmo concordi tra tutti di fare lo streaming che fu seguito da circa 1000 persone e i relatori si riunirono fisicamente. L’argomento era vicino ai temi profondi della società -lavoro, famiglia. solitudine, politica- e lo spunto era offerto dal libro del Vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca. Abbiamo capito in quel momento la diversità totale della nuova situazione e nello stesso temo la necessità, il desiderio di dirsi, di comunicare la propria testimonianza o riflessione. Chi arrivato col taxi già con i guanti e  mascherina, un poco distanti  ma era evidente che dovevamo dire, confrontarci subito con la nuova situazione, che in quelle ore era di privazione, di disorientamento, non ancora anche di dolore.
Quello di dover essere incarnati per essere morali ci apparve la cosa importante, che motivava la differenza che sentivamo a pelle con la corsa al non mi fermo o  al ributtare sul web tutte le cose “culturali” come si precipitavano con zelo buono, la maggior parte degli enti milanesi, musei, single artist e così via. Questa duplicazione del Centro da cosa viva a cosa digitale viva non bastava, assomiglia ancora adesso ad una reazione di tipo economico.
Abbiamo ritrovato questa frase di Giovanni Testori, uno degli iniziatori della nostra storia che rimetteva in chiaro cosa fosse la cultura, qualcosa di ben diverso da una “religione” per tutti, coi suoi riti, ritmi, intensità, e da lì siamo ripartiti subito.
“La cultura non credo sia la letteratura, il teatro, la scienza, la poesia; io credo invece che la cultura (una definizione che più o meno vado ripetendo) sia la forma che prende e onora la conoscenza, la coscienza religiosa della vita in un determinato momento della storia. Quindi praticamente tutta l’esistenza è cultura di tutti gli uomini, quando diventa forma di questa coscienza religiosa. Allora è cultura come uno vive, come dorme, come si muove, come pensa, come studia, come lavora; è cultura una madre, un padre, è cultura la famiglia, è cultura, soprattutto, la liturgia, ed è cultura l’operare in un giornale, i romanzi, la poesia, la pittura, dentro questa totalità; separata, io non credo sia più cultura.”

Questa posizione religiosa di fronte al reale fa sì che cultura è qualcosa che nasce dalla vita ed è per la vita e giungeva proprio nel momento  in cui era il quotidiano la novità , come emergenza, nel suo essere stravolto, investito di cose antiche come il dolore (quello presente  ma che è quello  che è permanente della vita dell’uomo), così poco notizia nella ideazione normale del ritmo della città. Abbiamo dato vita perciò ad nuovo Spazio Web chiamato “La Ginestra, per continuare un incontro”.
La Ginestra non teme i deserti, anzi dice Leopardi nella sua  bellissima poesia, è il fiore che ama i deserti.
Le Ginestre sono cose accadute che in questo Spazio abbiamo rimotivato per la loro pertinenza alla realtà presente: ecco allora Dostoevskij “La battaglia è nel cuore dell’uomo”, Pasolini il poeta che sfidò il nulla, Milano ha bisogno di perdono rileggendo e dialogando sul perdono di Renzo nei Promessi Sposi. Con i volti di Ferruccio De Bortoli, Stefano Boeri, Claudio Burgio, Luca Doninelli, Massimo Popolizio, Tat’jana Ksatkina, Matteo Bonanni, Francesco Sinisi, Andea Carabelli.
Tutti annunciati e motivati su Twitter, Istagram, Facebook, con parole e volti di persone che presentano queste occasioni con protagonisti attori, giornalisti, studiosi, testimoni, come fatti che entrano nella vita, per la vita di adesso.

Non solo, mentre tutti gli incontri erano sospesi abbiamo creato anche dei dibattiti e degli approfondimenti per capire il momento presente. L’informazione e opinione dei media, moltiplicandosi, ha mostrato spesso il lato sguarnito del senso, della domanda del significato, perciò siamo entrati anche in temi del contesto sociale e culturale, perchè il significato non è fuori dalla realtà, ma si gioca dentro le situazioni: ecco allora le puntate dedicate alla Lettura i diretta su Facebook delle Lettere a Olga di Vaclav Havel, svolte dall’attore Andrea Carabelli, introdotte con una chiave di lettura  ben precisa: quella scoperta commossa di sè in relazione al mondo, necessaria oggi, ma avvenimento accaduto in un uomo nel carcere della Cecoslovacchia comunista, in un Europa nascente ma incompiuta come ancora adesso. Sembrano cose scritte oggi e per l’oggi. Ecco misurarsi e confrontarsi, stare a una provocazione. La gente si è messa in ascolto, partecipa
Il Centro con questo Spazio ha visto la possibilità di essere dentro la realtà più prima, poter entrare anche nel merito dei criteri di alcune scelte di questo temo di emergenza, con un giudizio che nasca dalla vita come la testimoniano tanti esempi, bellissimi di questi giorni (tante ginestre anche queste) ma che capiamo  devono diventare un criterio ascoltato da cihi organizza, dà informazioni o fa politica.
Abbiamo creato diversi dibattiti sul terzo settore impegnato nella carità e accoglienza in città, sul lavoro che è  drasticamente cambiato, sulle politiche del governo in economia, sull’europa, con Giovanni Bruno del Banco Alimentare, col professor Pasquale Seddio dell’Opera Cardinal Ferrari, Dario Di Vico, Francesco Seghezzi, Antonio Polito, Stefano Zamagni della Pontifica Accademia Scienze Sociali, il quale ha anche lanciato, d questo spazio del CMC  idee e prospettive nuove.
Il futuro?
L’esperienza di queste modalità nuove ma soprattutto del tentativo di farci interpellare e giudicare dalla realtà ci rende positivi sugli sviluppi, certamente più desiderosi della testimonianza coraggiosa dell’avvenimento cristiano, come, col loro esempio e dono di sè ci sono stati testimoni tanti sacerdoti , mostrando che vita nuova è l’uomo che ha lasciato entrare Cristo.