DINO BUZZATI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA

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Giovedì 5 novembre ore 21.00
in diretta Streaming sul Canale You Tube del Centro Culturale di Milano

Fino al giorno del giudizio

Paolo  Alliata racconta “La fine del mondo”
Lettura teatrale di Matteo Bonanni


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Biografia Paolo Aliatta

Don Paolo Alliata (Milano, 1971), dopo la laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato prete nel 2000 dal cardinale Carlo Maria Martini. E’ vicario nella parrocchia milanese di Santa Maria Incoronata. Scrive testi teatrali sulla Bibbia destinati a bambini e ragazzi.
Ha pubblicato “C’è come un fuoco ardente” – La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura, Ponte alle grazie 2019
“Dove Dio respira di nascosto”– Tra le pagine dei grandi classici, 2018, Ponte alle grazie

Nei mesi scorsi l’immagine delle città, delle strade, delle persone stesse, è cambiata.
Sono assomigliate di più a quegli avamposti in attesa di una notizia migliore, proprio come Buzzati racconta.

Luoghi in cui l’uomo si scopre costituito di domande di senso inestirpabili, che lo proiettano verso un “oltre” necessario e quasi irraggiungibile, ma che inizia a far sentire la presenza degli altri e di sè.
Come dice Luca Doninelli, Buzzati aveva del giornalismo un’idea alta, appassionata, totalizzante: “Nessuno, credo, ha mai descritto la condizione del giornalista nel modo in cui lo ha fatto Buzzati: nobilitandola cioè per quella sua umanissima povertà, che è l’attesa. Attesa di una notizia migliore, o perlomeno del momento in cui si tornerà a casa. E così, ecco come vanno le cose: in attesa dei grandi eventi, la vita si consuma nella routine. È lo scandalo dell’uomo moderno” (Luca Doninelli)

Crediti Formativi per insegnanti di tutti gli ordini di scuole a cura di Associazione Rischio Educativo (segnalare la propria presenza all’ingresso)
A partire dai mesi scorsi l’immagine delle città, delle nostre strade, delle persone stesse, è cambiata. Nei nostri occhi e dentro il nostro cuore.
Sono assomigliate di più a quell’attesa sospesa, a quegli avamposti in attesa di una notizia migliore che Buzzati racconta, in cui la città è un luogo in cui l’uomo si scopre costituito di domande di senso inestirpabili, che lo proiettano verso un “oltre” necessario e irraggiungibile.
Come dice Luca Doninelli, aveva del giornalismo un’idea alta, appassionata, totalizzante: “Nessuno, credo, ha mai descritto la condizione del giornalista nel modo in cui lo ha fatto Buzzati: nobilitandola cioè per quella sua umanissima povertà, che è l’attesa. Attesa di una notizia migliore, o perlomeno del momento in cui si tornerà a casa. E così, ecco come vanno le cose: in attesa dei grandi eventi, la vita si consuma nella routine. È lo scandalo dell’uomo moderno” (Luca Doninelli)

In questi primi mesi di riapertura leggiamo insieme –e di nuovo- Dino Buzzati
Considerato un classico, è letto nelle scuole, ispiratore di film, continuamente riscoperto dalle giovani generazioni.
I nuovi incontri avranno al centro racconti, romanzi e articoli giornalistici fra cronaca e reportage.
Gli attori Angela Demattè, Antonella Morassutti, Antonio Zanoletti, Marino Zerbin, Andrea Carabelli, Laura Piazza, Matteo Bonanni leggeranno i testi scelti, mentre un ospite ci aiuterà a interrogarci sul nostro tempo.
Ascolteremo Paolo Alliata, Lucia Bellaspiga, Nanni Delbecchi, Luca Doninelli, Giuseppe Frangi, Luigi Mascheroni, Lorenzo Viganò.
I precedenti interventi di Antonia Arslan, Gianni Biondillo, Ferruccio De Bortoli li trovi qui (scopri/leggi)

Dino Buzzati. Nella città contemporanea”, nasce da un suggerimento di Luca Doninelli – con il quale negli scorsi anni abbiamo affrontato la lettura integrale dei Promessi Sposi – e di Camillo Fornasieri.
Alessandro Zaccuri, giornalista delle pagine culturali di Avvenire e a sua volta scrittore, ha ideato e realizzato il ciclo, nel quale alcuni dei temi più significativi dell’opera letteraria e giornalistica di Buzzati vengono discussi e ripensati nella prospettiva dei cambiamenti che la Milano di oggi e la convivenza è chiamata ad affrontare.
Gli occhi di Buzzati cercano di vedere, come le sue parole. Se il giornalista guardava con curiosità e ironia il suo tempo, fu profetico del nostro, così segnato da un inconfessato bisogno di significato.
Buzzati invita a soffermarsi sull’ingombrante presenza del “segno” nella nostra quotidianità, che eppure a volte proprio non vediamo.
Un ingombro che di per sè è invito a lasciare entrare qualcos’altro, come vuole indicare il tema generale del Programma 2020/21 del CMC, tratto da Mario Luzi: ““Non ti fermare sulla soglia/entra, prendi possesso della casa/nei muri, nelle fondamenta”

Illustrazioni disegnate da Francesco Santosuosso per il CMC

EDITORIALE

Qui l’intervento di ANTONIA ARSLAN che ha aperto il Ciclo
https://bit.ly/3d4vwIp

Il numero 23 di Linea Tempo è interamente dedicato a DINO BUZZATI

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Più di ogni altro autore del Novecento italiano, Buzzati è infatti riuscito a esercitare sulla realtà il duplice sguardo del cronista e del narratore, in un’incessante alternanza tra motivi fantastici e osservazioni minuziose. Nella sua opera la quotidianità non è mai negata né contraddetta, ma trasfigurata in una dimensione essenziale che rimanda al simbolo, al mistero, al non detto che occupa una parte tanto importante nell’esistenza di ciascuno.
Uno sguardo così acuto e così libero non poteva fare a meno di aprirsi agli interrogativi della ricerca spirituale, che Buzzati ha praticato in forma tanto personale quanto innegabile. La preghiera al “Dio che non esiste” è il tratto distintivo della sua interiorità, nella quale il riconoscimento del male da cui il mondo è insidiato non è mai disgiunta da un tenace e paradossale inseguimento della speranza.
Oltre che nella sua prosa (e nelle sue poesie “Scusi da che parte per piazza Duomo?” poco conosciute, che punteggeranno gli incontri del CMC), Buzzati ha trovato modo di esprimere questa dedizione visionaria nella sua attività di pittore e illustratore, nella quale rientra a pieno titolo anche Poema a fumetti, l’innovativa rivisitazione del mito di Euridice e Orfeo la cui versione teatrale è andata in scena di recente proprio allo Spazio Banterle.
In apparenza povera di eventi esteriori, la sua biografia va dalla nascita a San Pellegrino di Belluno nel 1906 e la morte, avvenuta nel 1972 a Milano, la città alla quale resta legata la sua vicenda letteraria. Ma anche quando diventa una delle più note tra le firme del Corriere della Sera, Buzzati non dimentica mai la suggestione dei paesaggi di montagna, dove la natura si manifesta in tutta la sua bellezza e in tutta la sua durezza.
Vincitore del premio Strega nel 1958 con Sessanta racconti, Buzzati è stato uno dei più acclamati maestri del giornalismo novecentesco. I suoi racconti e i suoi articoli saranno la nostra guida per interrogarci sul vivere e sul destino, le dimensioni che penetrano con uguale forza il resoconto della cronaca e l’invenzione letteraria. Sarà l’occasione per mettere in dialogo il tempo di questo grande scrittore e il nostro, nella comune convivenza tra la sua e la nostra Milano.
Ecco allora Il deserto dei tartari, Il cane che aveva visto Dio, Il crollo della Baliverna, Nuovi strani amici, La fine del mondo, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, le cronache della “nera”, i reportage dal disastro del Vajont e dalla tragedia di Albenga, il resoconto dello storico viaggio di Paolo VI in Terra Santa e tante altre pagine indimenticabili.

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APPROFONDIMENTI


PROGRAMMA


Invito Buzzati/Paolo Alliata/Matteo Bonanni

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“Il lato oscuro della metropoli”
FERRUCCIO DE BORTOLI rilegge la Cronaca di Buzzati
28 gennaio 2020