LE COSE NUOVE


Numero 70
23 maggio 2025
L’espressione “le cose nuove” rimanda, in questo momento, alla Rerum Novarum, l’enciclica di papa Leone XIII che avviò la dottrina sociale della Chiesa al tramonto del XIX secolo. Una risposta illuminante alle urgenze di quel tempo con l’incalzante contraddizione della rivoluzione industriale. Adesso sul soglio di Pietro è arrivato papa Leone XIV, a proposito di cose nuove. Che non significa “strappare” con il passato. Vuol dire dare consistenza e speranza al presente che, com’è nella natura della vita, è occasione per promuovere e riconoscere “le cose nuove”. L’intervista di Angelo De Lorenzi al vaticanista di lungo corso Saverio Gaeta, in occasione dell’uscita di un suo libro dedicato a papa Prevost, contiene pensieri che descrivono perché questa novità è un evento fondamentale per scoprire la radice costruttiva delle cose nuove. E qualcosa già si vede.
Le cose nuove non sono le operazioni culturali, bisogno di ragioni ideologiche che sfociano anche in attività, diciamo intellettuali. Con la conseguenza preoccupante della messa in castigo della cultura come espressione di vita vera. L’Editoriale si occupa di Pier Paolo Pasolini che è sempre incontro con una cosa nuova. Mentre è roba vecchia il tentativo di snaturarne il suo pensiero non allineato. Per
“Le cose nuove” sono anche un approccio educato alla finanza. Noi popolo di risparmiatori dovremmo saperne di più in materia di investimenti. Gianfranco Fabi scrive su questo delicata materia chiamando in causa uno storico ritardo. In particolare della scuola: non può bastare qualche cenno nell’ora di educazione civica. “Le cose nuove” sono pure uno sguardo diverso sui giovani che vanno a terminare il proprio anno scolastico, per molti una corsa contro il tempo per provare a rimettere a posto la propria situazione con il classico rush finale fatto di interrogazioni e verifiche. Lorenzo Buggio, psicologo che opera nella scuola, racconta di questi delicati momenti per i ragazzi scanditi da mille sensazioni, la più problematica l’insidia di avvertire, in caso di esito negativo, un senso di fallimento.
A chiudere la recensione di Enzo Manes del nuovo libro di Ezio Mauro: “La mummia di Lenin” (Feltrinelli). L’autore affronta le ragioni storiche supportate dall’impianto ideologico che hanno portato Stalin a pretendere l’imbalsamazione del corpo del Fondatore del regime sovietico. Il mausoleo di Lenin sulla piazza Rossa, dice l’autore, è più di un sepolcro, è il tentativo di mantenere in vita un’epopea tragica che ha plasmato il ventesimo secolo. E che, nella variabile del presente, permea il percorso imposto nella Russia del XXI secolo. A quando, anche in quelle misteriose e insidiose latitudini, una “cosa nuova”, di segno positivo?
Buona lettura
Conversazione con Daniele Mencarelli a cura di Nicola Varcasia
Daniele Mencarelli: «Ridiamo la parola ai testimoni»
Leggi articoloConversazione con Saverio Gaeta a cura di Angelo De Lorenzi