Papa Leone XIV: «L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà della propria coscienza”
Il Santo Padre suggerisce un’ipotesi di lavoro per superare le polarizzazioni e su quali basi etiche ricostruire la governance globale. Un intervento affilato, drammaticamente attuale, che chiama tutti alla responsabilità. Parole che rendono viva la Dottrina sociale della Chiesa. Una chiave interpretative stimolante per porre in «in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza e alla pace»
6 giugno 2025
Editoriale

Partecipiamo del tempo frantumato dalle polarizzazioni; della lunga e ossidante stagione della “policrisi”, termine coniato da papa Francesco per richiamare l’attenzione sulla drammaticità della congiuntura storica che il mondo sta patendo. Le posizioni estreme sono oggi la cifra delle nostre pratiche ordinarie. A livello locale. A livello globale. Meglio, a livello Glocale per utilizzare una felice argomentazione di Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia. Laddove per lui quell’espressione ha una connotazione propositiva, di apertura, di sfida a ciò che ingessa e quindi divide.
La posta in gioco è altissima. E sul tema ha reagito papa Leone XIV nel suo discorso ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice che nella propria Conferenza hanno discusso su come “superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale: le basi etiche”.

Un vero accesso alle questioni sociali
L’intervento del Santo Padre avvenuto il 17 maggio 2025 nella Sala Clementina – non adeguatamente ripreso dal mondo della comunicazione – si è soffermato sulla pertinenza della Dottrina Sociale della Chiesa quale veicolo umano e culturale in grado di fornire «chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza e alla pace».
E rivolgendosi ai partecipanti ma per parlare a tutti ha detto che «voi avete l’opportunità di mostrare che la Dottrina Sociale della Chiesa, con il suo proprio sguardo antropologico, intende favorire un vero accesso alle questioni sociali: non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione. In tali questioni è più importante saper avvicinarsi, che dare una risposta affrettata sul perché una cosa è successa o su come superarla. L’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande».
Dunque, chi si cimenta nell’alzare la bandiera del possesso della verità inciampa nel metodo divisivo che oggi la fa da padrone. È più proficuo, suggerisce Leone XIV, sapersi avvicinare alle questioni, conoscerle, accostarle, anziché seguire la scorciatoia delle risposte affrettate. Occorre sempre imparare che è l’esatto contrario dello sventolare questa o quella bandiera. La Dottrina Sociale della Chiesa non è una chiave di lettura impositiva, non è una dottrina che deve tradursi in attività manipolatorie.

Cosa significa dottrina
E precisa ancora il pontefice visto che la materia è piuttosto delicata: «Abbiamo qui un aspetto fondamentale per la costruzione della “cultura dell’incontro” attraverso il dialogo e l’amicizia sociale. Per la sensibilità di molti nostri contemporanei la parola “dialogo” e la parola “dottrina” suonano opposte, incompatibili. Forse quando sentiamo la parola “dottrina” ci viene in mente la definizione classica: un insieme di idee proprie di una religione. E con questa definizione ci sentiamo poco liberi di riflettere, di mettere in discussione o di cercare nuove alternative».
Papa Prevost coglie in pieno l’urgenza di dover esplicitare qual è il significato autentico dell’espressione “dottrina”, che è slancio di incontri e non origine di assenza di relazioni. Perciò tutt’altro che concausa del fenomeno lacerante delle polarizzazioni. Diventa altresì concausa quando essa subisce il misfatto della riduzione ideologica, sfregiata nella sua essenza, nel suo essere fattore di apertura. Ecco perché «si fa urgente, allora, il compito di mostrare attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione “dottrina”, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere “scienza”, “disciplina”, o “sapere”. Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità».

Una domanda crescente di tasselli inclusivi
E il Santo Padre sferza con queste parole: «L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi. Al contrario, la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla Dottrina Sociale».
Per concludere con un invito vigoroso all’impegno responsabile: «Come afferma il Concilio Vaticano II è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche (Cost. past. Gaudium et spes, 4).
Vi invito pertanto a partecipare attivamente e creativamente a questo esercizio di discernimento, contribuendo a sviluppare la Dottrina Sociale della Chiesa insieme al popolo di Dio, in questo periodo storico di grandi rivolgimenti sociali, ascoltando e dialogando con tutti. C’è oggi un bisogno diffuso di giustizia, una domanda di paternità e di maternità, un profondo desiderio di spiritualità, soprattutto da parte dei giovani, degli emarginati, che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi. C’è una domanda crescente di Dottrina Sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta».
Un pensiero fecondo, insomma. Di straordinaria apertura verso tutti, i vicini come i più lontani. Da tener presente per costruire tasselli di nuova globalizzazione. Tasselli inclusivi. Slegati dal legame perverso con il fenomeno delle polarizzazioni. Fenomeno violento, asfissiante, guerresco.