Il sacrilegio della guerra
Papa Francesco: La Terza guerra mondiale a pezzetti sempre più grandi

Il nuovo libro del successore di Pietro riprende e rilancia i pensieri del Pontefice contro la guerra. Parole forti, calate nel presente. Uno sguardo d’amore nella concretezza del richiamo accorato al pace. Una voce intonata, lontana dalle ideologie che producono conflitti. Una voce vera, la sua. Quella del Pastore servitore di Cristo. E quindi dell’umanità sofferente.


6 maggio 2022
di Alessandro Banfi

“Je suis papiste”, come dice al severo padre dell’amata Filippa il cantante parigino Achille Papin, innamorato della bella allieva, nel mai dimenticato film Oscar 1987 Il pranzo di Babette. “Je suis papiste”, mai come ora la frase scandalo nella casa angusta del pastore protestante della buia Danimarca suona una contraddizione nel clima bellico, torvo e polarizzato di questi tempi. “Je suis papiste”, anche quando i cattolici di casa nostra o gli ucraini “uniati”, cristiani di rito greco in comunione con Roma, vorrebbero subito mettere distinguo, aggiungere considerazioni e avversativi: “Sono col Papa, ma…”.
Papa Francesco è un riferimento sicuro Contro la guerra, come dice il titolo del libro che raccoglie i suoi interventi sull’argomento appena pubblicato dalle edizioni Solferino e dalla Libreria Editrice Vaticana.

Se non bastasse è il sottotitolo: Il coraggio di costruire la pace, a rafforzare l’idea che mai Bergoglio concederà un centimetro quadrato del suo spazio mentale, dei suoi ragionamenti alla logica bellica. Hanno poco da affannarsi gli interpreti.
Questo libro anzi ha il merito di ricondurre i quotidiani interventi del Papa contro l’invasione russa dell’Ucraina (nascosti dai grandi giornali ma pur sempre attuali) in due contesti più ampi: quello offerto dalla sua stessa predicazione negli ultimi nove anni e quello donato dalla tradizione apostolica dei suoi successori.
In questi giorni a Roma è commovente passare dall’antica Basilica di Santa Maria Maggiore: in essa è contenuta una statua dedicata alla Madonna, Regina della Pace, che fece scolpire e poi posizionare nel lato sinistro Benedetto XIV, ai tempi della Prima Guerra Mondiale.
Ci sono molti fiori, e lumini accesi, e persone che pregano a tutte le ore. Proprio da allora, dall’ inutile strage di papa Benedetto XIV è stato chiaro per tutti i successori di Pietro che la Chiesa si schierava contro la guerra.

Ucraina e Russia: L’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

Il testo della Libreria editrice vaticana e di Solferino mette dunque insieme, in un’antologia ragionata, i documenti più significativi del pontificato su questo tema: dalle encicliche Fratelli tutti e Laudato si’ ai messaggi per le Giornate mondiali della pace (che si celebrano ogni anno il primo gennaio), dai discorsi fatti durante lo storico viaggio in Iraq di un anno fa fino a quelli pronunciati in Giappone nel novembre del 2019.
Il testo contiene anche testi di Angelus e Udienze recentissimi, compreso il meraviglioso Atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria di Ucraina e Russia del 25 marzo 2022, quasi del tutto oscurato e trascurato dalla stampa italiana e internazionale.
C’è un unico testo inedito in questo libro ed è l’introduzione al volume, scritta apposta dal Papa, datata 29 marzo, poco più di un mese fa.
È notevole che Bergoglio parta proprio dall’intuizione che gli ha fatto dare la migliore definizione geopolitica del mondo in cui viviamo, quella della “Terza guerra mondiale a pezzi”.
Scrive infatti: «Fin dall’inizio del mio servizio come vescovo di Roma ho parlato della Terza guerra mondiale, dicendo che la stiamo già vivendo, anche se ancora a pezzi. Quei pezzi sono diventati sempre più grandi, saldandosi tra di loro… Tante guerre sono in atto in questo momento nel mondo, che causano immane dolore, vittime innocenti, specialmente bambini. Guerre che provocano la fuga di milioni di persone, costrette a lasciare la loro terra, le loro case, le loro città distrutte per aver salva la vita. Sono le tante guerre dimenticate, che di tanto in tanto ricompaiono davanti ai nostri occhi disattenti. Queste guerre ci apparivano “lontane”. Fino a che, ora, quasi all’improvviso, la guerra è scoppiata vicino a noi. L’Ucraina è stata aggredita e invasa. E nel conflitto a essere colpiti sono purtroppo tanti civili innocenti, tante donne, tanti bambini, tanti anziani, costretti a vivere nei rifugi scavati nel ventre della terra per sfuggire alle bombe, con famiglie che si dividono perché i mariti, i padri, i nonni rimangono a combattere, mentre le mogli, le madri e le nonne cercano rifugio dopo lunghi viaggi della speranza e varcano il confine cercando accoglienza presso altri Paesi che li ricevono con grandezza di cuore».

La guerra fa scempio della bellezza del creato

E ancora aggiunge in un crescendo di richiesta al mondo e ai potenti della terra: «Di fronte alle immagini strazianti che vediamo ogni giorno, di fronte al grido dei bambini e delle donne, non possiamo che urlare: “Fermatevi!”.
La guerra non è la soluzione, la guerra è una pazzia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si autoalimenta fagocitando tutto! Di più, la guerra è un sacrilegio, che fa scempio di ciò che è più prezioso sulla nostra terra, la vita umana, l’innocenza dei più piccoli, la bellezza del creato. Sì, la guerra è un sacrilegio!».
Il libro di Solferino-Lev offre poi un itinerario ragionato del Magistero papale su questa materia. Parte proprio da una serrata critica all’accumulazione delle armi da parte degli Stati e dei governi.
Chi accumula armi di distruzione di massa finirà per utilizzarle, non si accontenterà di minacciare il vicino o il potenziale nemico.
Scrive ancora Papa Francesco nell’introduzione: «Non posso dimenticare la forza con cui san Paolo VI, intervenendo nel 1965 all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, disse: “Mai più la guerra! Mai più la guerra!”. O, ancora, i tanti appelli per la pace di san Giovanni Paolo II, che nel 1991 ha definito la guerra “un’avventura senza ritorno”».

Leggere e rileggere Takashi Paolo Nagai

L’era nucleare è l’era che rende impossibile, impraticabile la guerra. Suona davvero appropriato rileggere alcuni passi dei discorsi di papa Francesco pronunciati solo 3 anni fa in Giappone e ripubblicati in questo volume.
A Nagasaki dice: «In questo luogo di memoria, che ci impressiona e non può lasciarci indifferenti, è ancora più significativo confidare in Dio, perché ci insegni a essere strumenti efficaci di pace e a lavorare per non commettere gli stessi errori del passato».
Proprio a Nagasaki è ambientata la storia del medico Takashi Paolo Nagai, anch’essa da riprendere in mano in questi giorni, grazie alla pubblicazione di Pensieri dal Nyokodo, edizioni San Paolo, prefazione di Angelo Scola presntata al CMC già nel novembre 2021
Il Nokyodo è il “luogo dell’amore a se stessi”, una piccolissima capanna di legno, di soli quattro metri quadrati, costruita nel cuore del quartiere di Nagasaki ridotto in cenere dalla bomba atomica.
Il nucleare a scopo militare è immorale e la Chiesa ha sempre cercato di favorire tutti i processi di disarmo che coinvolgano i Paesi e le istituzioni internazionali, di bandirne l’uso. Recentemente lo hanno ricordato anche il capo della diplomazia vaticana, il cardinal Pietro Parolin, e il presidente della repubblica Sergio Mattarella. Entrambi hanno infatti parlato della Conferenza internazionale di Helsinki del 1975, che segnò un momento di confronto e di dialogo multilaterale, cui partecipò Aldo Moro, e che portò a passi concreti nel disarmo concordato fra Nazioni.

La sfida per il mondo intero: la fraternità

Jorge Mario Bergoglio, in questi giorni cupi della guerra in Ucraina, ha anche inventato una nuova parola: il cainismo.
Un neologismo che indica l’ideologia del conflitto, della contrapposizione, del fratello che diventa nemico.
Nel libro Contro la guerra si scopre che quell’espressione era già emersa nel viaggio in Iraq di un anno fa.
Viaggio che andrebbe ripercorso passo passo per verificare i tanti aspetti realistici e insieme profetici contenuti nella posizione dei Papi, e di San Giovanni Paolo II in particolare.
Dice Papa Francesco al rientro da quel viaggio nell’udienza del mercoledì, dedicata al consueto bilancio della visita appena fatta: «La risposta non è la guerra ma la fraternità. Questa è la sfida per l’Iraq, ma non solo: è la sfida per tante regioni di conflitto e, in definitiva, è la sfida per il mondo intero: la fraternità.
Saremo capaci noi di fare fraternità fra noi, di fare una cultura di fratelli? O continueremo con la logica iniziata da Caino, la guerra? Fratellanza, fraternità».
Ma in che senso possiamo “costruire la pace” ogni giorno?
Il messaggio per la Giornata mondiale della pace di due anni fa risponde così: «Occorre, innanzitutto, fare appello alla coscienza morale e alla volontà personale e politica. La pace, in effetti, si attinge nel profondo del cuore umano e la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire nuovi processi che riconcilino e uniscano persone e comunità. Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie».

Scusate, lo devo proprio ammettere: “Oui, je suis papiste”.