Il sì di Francesco

La domanda di Gesù: «Jorge Mario, mi ami tu?». E il papa, nel giorno della Resurrezione del Salvatore del mondo in una piazza san Pietro piena di popolo, uomo assai sofferente eppure lieto, gli ha risposto come già fece a quel tempo Simone di Giovanni. L’avvenimento cristiano è tutto racchiuso in quel rapporto d’amore. In quella fedeltà ogni volta rinnovata. E il discorso preparato da papa Francesco per la Pasqua 2025, cioè poche ore prima del congedo terreno, ha nella sua risposta affermativa alla domanda diretta di Cristo, il contenuto principe, l’architrave di senso che rilancia, per i cristiani e gli uomini di buona volontà, la sfida su tutti i fronti quotidiani di criticità


25 aprile 2025
Editoriale

Domenica 20 aprile 2025, Pasqua del Signore, in piazza san Pietro, Gesù ha domandato a Francesco, al papa: “Mi ami, tu?”. Il Santo Padre, sofferente come non mai, gli ha risposto: “Sì, ti amo”. L’avvenimento cristiano è tutto in quella relazione amorosa, in quel dialogo affettuoso, essenziale, ogni volta rinnovato.
Le cronache di quella straordinaria mattinata con papa Francesco – inaspettatamente lì a condividere con il popolo l’annuncio che ha scompaginato e scompagina tutto per ordinare tutto: “Cristo è risorto, alleluia! –non hanno raccontato di quella domanda di Gesù a Jorge Mario Bergoglio. E perciò non hanno udito la risposta del papa venuto quasi dalla fine del mondo. Il sì di Francesco a Cristo risorto è il riaccadere dell’incontro che cambia la vita. L’incontro reso possibile dal fatto che il sepolcro non l’ha avuto vinta. La morte non ha trionfato sulla vita. La menzogna sulla verità. Perché «l’amore ha vinto l’odio, il perdono ha vinto la vendetta», così sta scritto nella parte iniziale del memorabile discorso di papa Francesco – il suo ultimo discorso! – donato al popolo cristiano e insieme a tutte le donne e gli uomini del mondo. Il sì di Francesco a Gesù è la luce che vince sulle tenebre. La certezza della speranza resa possibile dall’intensità affettiva di quel dialogo così semplice perché così umano.  

Papa Francesco (Foto Vatican MediaLaPresse)

Le “armi” della pace

Nella risposta di Bergoglio alla domanda diretta di Cristo vi è il contenuto che è già cammino, testimonianza, senso della vita. È il sì a Cristo che muove all’impegno per la pace, alla denuncia di tutte le guerre, anche quelle più lontane di cui nessuno parla. È il sì a Cristo che impegna a generare comunità, a spendersi per gli altri, a vivere lo studio, il lavoro, gli affetti con gusto. È il sì a Cristo che permette– come si legge sempre nel discorso per la Santa Pasqua – di non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!». E ancora, proprio sul finire del testo: «Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità». In questi pensieri un richiamo a chi nel mondo ha responsabilità politiche e dunque decisionali.

tra la gente alla Messa di Pasqua in piazza San Pietro 20.04.2025

Voltato verso di Lui

Quel che è successo nella domenica di Pasqua del 2025 è un magnifico affresco di fede, speranza e carità. Il papa ha offerto al volto di Cristo Risorto la sua sofferenza rinnovandogli il suo amore acceso da quel sì che spacca qualsiasi artifizio, qualsiasi menzogna, qualsiasi riduzione dell’umano a marionetta nelle mani dei padroni del mondo.
Che meraviglia quel sì, quel ti amo pronunciato dal papa in una commossa e commovente piazza san Pietro. Già proprio nella piazza intitolata a quel Simon Pietro a cui Gesù per tre volte pronunciò la domanda delle domande: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”. E il discepolo che l’aveva tradito rispose: «Signore, Tu lo sai che Ti amo». Don Giussani ha fatto rivivere così quel memorabile, struggente momento che vale per ciascuno di noi: «Non poteva non voltare la faccia e dirgli la sua risposta.

Papa Francesco e Maria salus populi romani in S. Maria Maggiore dove sarà la sua tomba

Non poteva, sarebbe stata una menzogna. Gli voleva bene. L’aveva tradito, ma Gli voleva bene e perciò si è voltato verso di Lui, si è voltato verso di Lui e Gli ha dato quella risposta che non era mai venuta meno, eccetto che in quei momenti terribili. Gli ha dato la risposta per cui lui era continuamente voltato verso di Lui, dovunque fosse; dovunque fosse, sulla barca in mare come quel mattino, o tra la folla sulla montagna. Anche quando era a casa e Lui non c’era, sempre era rivolto a Lui».
Alle 7 e 35 del mattino seguente, come sappiamo, papa Francesco ha raggiunto la casa del Padre. Ora, nella compagnia definitiva con Colui a cui ha detto sì per tutta la vita; un’esistenza consumata sulla terra fino all’ultima goccia di sangue. Con lo sguardo sempre rivolto a Lui.