GIOVANNI TESTORI  NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA. 8 IMMERSIONI VIDEO

Centenario della nascita (12.05.1923 / 16.03.1993)
Letture teatrali e incontri
Per scoprire l’uomo, lo scrittore, il drammaturgo, lo storico dell’arte, il giornalista.

Maddalena Crippa, Giovanni Crippa, Anna Della Rosa, Federica Fracassi, Sandro Lombardi, Laura Marinoni, franco Parenti, Arianna Scommegna
Con Luca Doninelli e Giuseppe Frangi
Un’idea di Camillo Fornasieri

Nel novero delle riletture di grandi autori di Milano o di territori lombardi, cui il CMC ha dedicato in questi ultimi tre anni ampie parti del suo programma, da Dino Buzzati e al Manzoni dei Promessi Sposi, abbiamo riletto Giovanni Testori.
Ecco fruibili 8 IMMERSIONI Video per un Testori contemporaneo serate svolte al CMC nell’arrivo del Centenario della nascita.
Letture interpretate da grandi attrici e attori testoriani e Dialoghi con docenti, giornalisti, per ritrovare un’’immagine complessiva e vitale di Giovanni Testori.
Momenti di grande intensità, dove si leggono l’arte, il teatro, la letteratura, la poesia, il Testori giornalista e scrittore di editoriali, articoli e saggi e si discute per cogliere le passioni e il giudizio che hanno guidato l’uomo e lo scrittore, comunicandoci oggi quel nesso con la verità e la vita che è stato principio e fine della sua offerta intellettuale e artistica.
Questa del CMC un’offerta vissuta con affetto, per averlo conosciuto, seguito e aver fatto tanti tratti di strada insieme. Attraverso l’amicizia di don Giussani, i diversi interventi -su San Carlo Borromeo, i Promessi Sposi (famosissimo il dialogo con Alberto Moravia), la cultura, la politica, su artisti contemporanei, sulla vita di Milano, partecipando alla creazione di tanti centri culturali.
8 IMMERSIONI utili a tutti, e agli studenti e insegnanti alle prese col conoscere e capire il tempo da cui veniamo e nel quale trovare quel nesso con la verità e la vita che è stato principio e fine della sua offerta intellettuale e artistica

Camillo Fornasieri, direttore

“Questo” tempo, in cui la cultura appare spesso dissociata dal problema della verità, anzitutto di se stessi, confermando come mai si sia così delegata agli altri, artisti o esperti, e perciò la si consumi in tempi, ritmi e spazi, dinamici certo, ma dove la ricerca è con una lingua uguale, poco cercante, anziché essere -o interpellare- la stoffa stessa della vita.
Viviamo una dimensione ricca, dinamica, ma orizzontale, che rischia perciò di non essere movimento perché l’originale è un presentarsi, un avvenire dell’origine, una pedalata che da fluida ha un cambio e una ripartenza: e se la si taglia fuori, l’origine, non c’è.
Cerchiamo con questo ciclo di riscoprire i grandi amori -perché dal prediletto non dall’universale si giunge al contemporaneo- di un intellettuale perché solo così sono spiegabili, leggibili, gustabili, i suoi diversi e plurimi lavori, offerte, campi della “cultura” vissuti e utilizzati.
Tante personalità hanno significato di recenti e incontri allo stesso modo fecondi e imprevisti. Ma il lavoro svolto con Giovanni Testori ci ha fatto scegliere -in questa circostanza di anni trascorsi- di proporre di conoscerlo, come scrittore, drammaturgo, critico d’arte, poeta, editorialista culturale e sociale. Dove le tante sfaccettature dell’uomo- si ritrovino insieme e ci comunichino quel nesso con la verità e la vita che è stato principio e fine della sua offerta intellettuale e artistica.

In un tempo come quello attuale, debordante di definizioni posticce e di “slegami” poco edificanti, pare opportuna la scelta di accostare Giovanni Testori ancora una volta, che è sempre una prima volta (un certo sentire del Centro è nella tensione al vero, alla cultura come vita, questioni così care all’intellettuale di Novate nella pratica di sbilanciamenti fecondi e irriducibili al tran tran. Lui amava il tram).

Tre gruppi di incontri, il primo dedicato ai grandi esordi, : quello del ’51 con il suo articolo sul Cairo, quello del ’54 con l’uscita de “Il dio di Roserio” e quello dei suoi inizi teatrali, culminanti con lo scandalo dell’Arialda, 1961. Il secondo gruppo, un “a fondo” dove entrare suoi grandi amori sui suoi ripensamenti, sulle sue passioni costanti, sui suoi rifiuti. In pittura, con un ritratto teatrale a cavallo della grande crisi, con due momenti fondamentali, da un lato l’Erodiade e dall’altro l’incontro con Franco Parenti e la Trilogia con l’idea e nascita di un nuovo teatro; un incontro dedicato a Testori poeta. Nel terzo gruppo l’ultimo Testori, quello incendiario, con la controversa “conversione”. Un incontro su Testori critico artistico e curatore, con due mostre emblematiche: quella sulla Ca’ Granda (Testori e la carità) e la sua partecipazione alla mostra dell’84 alla Besana (Testori scopritore di talenti); un incontro sul suo teatro con tre tappe: Interrogatorio a Maria, In Exitu, Tre Lai; un incontro su Testori polemista, con una scelta di articoli su fatti di cronaca.

Luca Doninelli

Dall’intervento di Julián Carrón per la Inaugurazione della nuova del Centro Culturale di Milano, 2017

“Mi impressiona come don Giussani ci inviti a un cambio di sguardo, in un momento in cui tanti pensano che solo i muri possano proteggere la nostra identità: «Chi […] è attaccato a una identificazione parziale, alla “sua” verità, non può non stare di fronte a tutto difendendo quello che lui dice, a meno che sia completamente scettico o nichilista». Invece «l’ecumenicità cattolica è aperta verso tutti e tutto, fino alle sfumature ultime, pronta a esaltare con tutta la generosità possibile ciò che ha anche una lontana affinità col vero. Ma è intransigente sulla equivocità possibile. Se uno ha scoperto la verità reale, Cristo, avanza tranquillo in ogni tipo di incontro, sicuro di trovare in ognuno una parte di sé» (L. Giussani, – S. Alberto – J. Prades, Generare tracce nella storia del mondo, Rizzoli, Milano 1998, pp. 157, 159).
Per meno di questo non varrebbe tutto il sacrificio che fate per sostenere il Centro Culturale di Milano. Ve lo ricordava Giovanni Testori nel 1989 con parole che oggi possiamo comprendere meglio di allora, dopo tutto quello che abbiamo visto accadere in questi decenni: «Oggi tutto mi sembra così minacciato dal non essere che anche la carne, la carne sbagliata, la carne e il sangue che errano devono gridare, devono alzarsi, insorgere. Credo che il mondo, e soprattutto i cristiani, abbiano la responsabilità e il destino – che è la sola speranza – di tentare di essere contemporaneamente insurrezionali e resurrezionali».
Ma vi avvertiva che «qualsiasi insurrezione che non nasca da una certezza, da un bisogno e da una speranza di resurrezione, cade: diventa oggi più che mai vittima e strumento del potere».

(…) Giovanni Testori concludeva con un invito che vale oggi più di allora e che io vi ripropongo: «Guai se vi venisse la tentazione di chiudervi, e lo dico dal limite dei miei quasi sessantasei anni. Credo che chiudersi sia la tentazione più terribile, perché un mondo così chiuso ha bisogno di chi invece stia spalancato. Imparate da chi vi ha fondato come si fa a essere stupiti. […] Imparate da Giussani a sentirvi sempre aperti, a stupirvi di chi viene, a stupirvi anche delle cattiverie e delle ingiustizie. Bisogna saperle combattere, perché è giusto; ma al fondo che bello se qualcuno riuscisse a pregare per chi vi e ci colpisce. Non perché non ci colpisca più, ma perché trovi un po’ di serenità, un momento di quiete in cui riconosca se stesso. Quindi: polemizzare e insieme pregare per chi ci colpisce. Stare sulla barricata, ma sempre con quella carità, quell’amicizia, quell’affetto che fa stare lì pronti, quell’affetto grazie al quale, quando veniste da me [dieci anni prima], ho capito che c’era in voi qualcosa che conoscevo nei miei fratelli, nelle mie sorelle, ma che non conoscevo al di fuori di essi» (Ibidem, p. 33). (G. Testori, in Dove la domanda si accende, a cura di C. Fornasieri, T. Lanosa, Itaca, Castel Bolognese 2012, p. 32)

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