Horiki Katsutomi
(1929 Matsusaka, Giappone – Cigliano il 23 febbraio 2021)
“Cerco un linguaggio universale per parlare con me stesso e con gli altri.”

Exhibition
22 maggio/ 11 giugno 2025
a cura di Elena Pontiggia
INAUGURAZIONE
Mercoledì 21 maggio 2025, ore 18:00 Sala Espositiva CMC
Largo Corsia dei Servi 4 – Milano
con Elena Pontiggia e Erminia Ardissone
Orari
Lunedì/venerdì ore 10.00-13.00; 14.30-18.00
Sabato ore 15.00-18.00

Horiki Katsutomi, un artista che ha rivelato e indagato il colore, spingendosi nelle visioni comuni tra oriente e occidente, tra gli anni ’70 e i primi anni ‘2000.
Dal Giappone all’Italia, pittore di “impronte”, come lui le chiamava, caratterizzate da segni astratti, a volte minuti, impressi su superfici dalla texture materica e posti in vaste campiture bianche o nere o di colori del senso di una storia.
A Milano curata da Elena Pontiggia la mostra, a quattro anni dalla scomparsa dell’artista, propone diverse sue opere.
Tra i raggiunti vertici ed esiti pittorici che hanno riscosso vivo apprezzamento da parte della critica, musei e collezionisti, le opere che saranno esposte, da “Leggenda della vera Croce” di Piero della Francesca, meditando sull’essenza metafisica dell’arte del maestro rinascimentale ai temi dall’Odissea (Ulisse, Itaca, Ogigia, Calipso ed altri), sempre alla ricerca di un linguaggio universale.
Elena Pontiggia: “La pittura di Katsutomi rifugge dall’agire, dal fare. Nei suoi dipinti la visione diventa pensiero. Le sue opere (anzi la sua opera, perché Horiki lavora da tutta la vita a un’opera sola, come si dice che facciano i poeti, che sono sempre autori di un solo libro) si concentra su un colore che dà il senso dell’immobilità: di una contemplazione che non nega l’azione, ma la supera. Nelle sue opere non si rivelano accadimenti, c’è un assoluto silenzio, mentre si assiste a una sorta di respiro che diventa luce. Si potrebbe interpretare la pittura di Horiki come una musica che si rende visibile: una musica mentale, sommessa, come un coro a bocca chiusa, perché. in quei punti che scandiscono lo spazio c’è l’intuizione di una sottile musicalità”.
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Horiki Katsutomi : “Non ho mai pensato di detenere un pensiero superiore agli altri e da divulgare, rappresentare un nuovo linguaggio e/o un’estetica a chi non li ha. Era questa la posizione che ho preso circa una quarantina di anni fa per cominciare a camminare o navigare nel mio cosmo per mezzo del linguaggio dell’arte figurativa. E tuttora sono qui: continuo a viaggiare”.
“Durante questo percorso ho avuto tanti meravigliosi incontri e confronti; è naturale, questi sono stati per me grandi insegnamenti e incoraggiamenti. Tanti di questi amici oramai se ne sono andati lontano, ma gli incontri aumentano, ci sono tanti amici vecchi e nuovi ancora, che mi rispondono magari con un altro linguaggio.”

Horiki Katsutomi
Horiki Katsutomi nasce nel 1929 a Chuma (Matsusaka, prefettura di Mie, Giappone) da una famiglia di antiche e nobili tradizioni.
Si trasferisce a vivere nella capitale Tokyo, dove studia architettura. Per dedicarsi totalmente alla pittura si trasferisce in Italia. Frequenta l’Accademia Albertina di Torino e il vivace ambiente artistico dell’epoca. Esordisce nel 1972 con una personale alla Promotrice delle Belle Arte di Torino, presentando opere caratterizzate da segni astratti, da lui definiti “impronte”, impressi su superfici dalla texture materica e posti in vaste campiture bianche o nere.
Nel corso degli anni settanta si afferma in varie mostre personali e collettive (tra cui la Quadriennale di Roma).
Nel corso degli anni ottanta si dedica a un ciclo di lavori ispirato alla “Leggenda della vera Croce” di Piero della Francesca, meditando sull’essenza metafisica dell’arte del maestro rinascimentale. Con questa importante suite intitolata “Storia della vera Croce” Horiki torna a lavorare sul colore, raggiungendo esiti pittorici che hanno riscosso vivo apprezzamento da parte della critica e dei collezionisti.
A metà degli anni novanta si trasferisce a Cigliano (Vercelli) e inizia a lavorare su temi ripresi dall’Odissea (Ulisse, Itaca, Ogigia, Calipso ecc.). Da sempre e sempre alla ricerca di un linguaggio universale, con la serie dell’Odissea Horiki prosegue e perfeziona una ricerca espressiva capace di produrre raffinate vibrazioni di colore entro ampi spazi rarefatti.
Come ha scritto Elena Pontiggia, nella pittura di Horiki “l’immagine non è creata per via di porre, ma per via di levare. Nasce da un alitare leggero del colore, da ‘velature’ sovrapposte: dove col termine ‘velature’ non si intende una tecnica, ma un velo metafisico, un velo di luce che si deposita sulla tela” (“Horiki Katsutomi. L’invariabilità delle cose”).
Nel 2007 vince il Premio Sulmona. Si spegne a Cigliano il 23 febbraio 2021.