Il Bambino che c’è sempre

Siamo dentro mani e piedi nel brodo di coltura della “situazione è complessa”. Un modo per adeguarsi al clima del non dire qualcosa. Semmai per dire senza dire nulla. Uno svuotamento di responsabilità. Della propria, prima di tutto. La complessità è l’opposto della semplicità. E quanto c’è bisogno di semplicità. Di persone semplici. E il Natale è quella Nascita che sbrina la complessità. La luce che rischiara le vie per affrontare i tornanti della Storia. A Betlemme, anche nelle ore più buie, ecco la certezza dei vagiti di speranza. 


15 dicembre 2023
Editoriale
di Enzo Manes

Dal monte delle Beatitudini

È tutto così complesso. Già, complesso. Ecco la parola che affiora quasi sempre sulle nostre labbra; che pronunciamo quasi a motivo di schermo davanti alla realtà che incalza. Chiamiamo in causa la complessità per non dire veramente qualcosa. “La situazione è complessa”, ecco la frase che umanamente ci frega.

La situazione è complessa, dunque eccellente

Intendiamoci, la fase storica che viviamo è drammatica: due guerre grandi che infiammano il mondo e tanti altri conflitti che, purtroppo, non si meritano neppure un cenno. Il guaio è che liquidare quel che succede con “la situazione è complessa” denuncia uno svuotamento di responsabilità, una non condivisione. E il non riuscire a condividere nulla porta ad allontanarsi. Prima di tutto da sé. E questo genera divisione, alza il tono della rassegnazione. Inaridisce tutto. Di questo stallo dell’umano ne trae illusorio beneficio chi pratica il brodo di coltura della complessità come criterio operativo e possessivo. Ci sguazza ben bene in quell’acqua oltremodo paludosa. Costoro dicono, parafrasando (sono bravissimi a parafrasare!): La situazione sotto il cielo è complessa quindi è una situazione eccellente. Eccellente? Forse per i pochi che la sanno maneggiare. Ma, detto con franchezza (quando ci vuole ci vuole!): la cultura della complessità imbriglia la realtà. E quindi noi che la viviamo.

L’opposto della complessità: la semplicità

E allora? Per intanto converrebbe coltivare l’opposto della complessità e cioè la semplicità. Ma non perché siamo dei sempliciotti che si fanno fare su dall’ottimato di turno. No, ma perché coltivare la semplicità richiede un’apertura, un modo di vedersi e vedere gli altri e le cose. La semplicità è finalmente tornare a vedere. Semplice, no? E invece oggi pare assai difficile essere persone semplici. È complesso essere semplici. Maledizione, riecco quella maledetta parola che inquina e perturba. Non vuole proprio mollare la presa. È complesso essere semplici perché non abbiamo più orecchio, direbbe il grande Enzo Jannacci, lui che ha sempre raccontato i semplici in semplicità, non attaccando briga con la realtà. Che non può essere malvagia in quanto realtà. Sarebbe la fine già in partenza.

Esodo nella guerra di Siria

Quel Tale sulla montagna

Viene in mente quell’espressione “Beati i puri di cuore…. eccetera eccetera”. I beati puri di cuore sono le persone semplici. Non per censo, anche se a volte il censo superiore favorisce la tentazione dell’assecondare la complicazione per finalità discutibili. Quell’espressione la disse un Tale che salì sulla montagna e parlò per indicare un percorso di cura, di salvezza. La notizia, la Buona Novella è che quel Tale che salì sulla montagna nasce a brevissimo. Nel cuore della complessità delle complessità. A Betlemme. Dove le bombe si sentono eccome. Però siamo in Terra Santa. Terra Santa, un’espressione che trasuda semplicità. Verità della semplicità.

Una Luce bambina
Gesù Bambino nasce in quel luogo per sbrinare il cuore di tutti. In quel luogo, adesso così buio, una luce bambina sta per trasparire. E Lui che dice chiaro e forte già dalla mangiatoia: “Io ci sono e ci sarò”. Una promessa interessante, umanamente affidabile, assolutamente vantaggiosa. Nella grande come della piccola Storia ci sono semplici di cuore che possono testimoniare che Lui non manca mai l’appuntamento. Quel bambino c’è sempre. I tornanti della Storia ciclicamente presentano il conto. Salatissimo. Ed è proprio quando i tornanti della Storia premono che ci rifugiamo nella “situazione è complessa”. Anziché vedere altro. Che c’è. Che nasce. Non parliamo ai Re Magi di situazione complessa; loro tre che si stanno preparando per raggiungere in tempo quella luce che rischiara, che promette salvezza. Semplici di cuore, questi re, che domandano l’abbraccio con il Dio dei semplici di cuore. Buon Natale!

Da twitter di @GianniRoberto1