Jannik Sinner e quel “grazie” così originale alla sua famiglia

Ha suscitato clamore e diffusa condivisione il ringraziamento del campione italiano – dopo il trionfo agli Australian Open di tennis – alla propria famiglia per come ha inteso educarlo in spirito di libertà. In un’epoca in cui tutto viene messo drammaticamente in discussione e soprattutto l’istituto della famiglia tradizionale ritenuta oggettivamente superata, ecco la clamorosa e semplice discesa a rete del tennista azzurro. Una schiacciata nel segno di una possibile dimensione nuova.
Il commento di un grande scrittore ed educatore


9 febbraio 2024
Passante vincente
di Eraldo Affinati 

Lo scrittore Eraldo Affinati fondatore delle Scuole Penny Wirton

Il ringraziamento pubblico che Jannik Sinner, dopo la vittoria agli Open australiani di tennis, ha voluto tributare alla sua famiglia, lungimirante nella libertà che gli concesse da giovanissimo, evitando di alimentare pressioni troppo forti, colloca questo ragazzo di ventidue anni, nato pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers di New York, cresciuto in un rifugio alpino della Val Fiscalina dove papà Hanspeter e mamma Siglinde lavoravano rispettivamente come cuoco e cameriera, con un fratello adottivo, Mark, originario di Rostov (Federazione Russa), in una dimensione nuova, originale e distintiva rispetto all’epoca che stiamo attraversando. 

“Covo di vipere”

Nello scenario digitale l’inconscio collettivo è una sorta di incontrollabile ectoplasma che passa dagli uni agli altri come una sostanza vischiosa di emozioni, idee, sogni e progetti, senza edificare una solida struttura etica, tuttavia in grado di orientare e chissà forse plasmare la nostra psiche.
Potremmo intendere la sinnermania alla stessa stregua di una delle tante punte dell’iceberg contemporaneo: in tale prospettiva, il campione sudtirolese (lingua materna il tedesco, al pari dell’indimenticabile Gustav Thöni, italiano appreso a scuola in stile L2, perfezionato a Bordighera, dove si trasferì da ragazzino per diventare, con ogni probabilità, il numero uno al mondo), sarebbe l’auspicato argine interno alla deflagrazione del desiderio da cui siamo tutti pervasi.
Vorremmo poter essere belli, ricchi e sani, addirittura in tempo reale, senza pagare alcun costo, semplicemente cliccando in Rete. In cuor nostro sappiamo che non è possibile.
Per questo abbiamo bisogno di bussole fantastiche che ci aiutino a ritrovare la rotta nel grande mare magnum del Web, puntelli ai quali agganciarci per non smarrirci, stazioni di ritorno, prima ancora che di partenza, valori di riferimento in base a cui scegliere: fra tutte le invenzioni umane, la famiglia, da molta cultura novecentesca rinominata “covo di vipere”, la cui immagine viene oggi spesso deformata dall’orizzonte informatico, sembra poter tornare a recitare un ruolo guida nell’immaginario popolare, ripristinando la vecchia sagoma richiamata in causa dalla citazione del giovane tennista emergente, perfetta nell’enfatizzare l’autonomia concessa al ragazzo, al tempo in cui lui doveva ancora capire in che modo affrontare la vita.
Famiglia sì, ma non autoritaria, bensì comprensiva e rispettosa dell’indipendenza che gli adolescenti devono conquistare. 

La famiglia Sinner

Una fiaccola luminosa

Nell’oscurità educativa in cui siamo sprofondati senza che ce ne rendessimo conto, l’omaggio familiare di Sinner rappresenta una fiaccola luminosa, ma illusoria, specie per chi, come me, stando a contatto coi minorenni non accompagnati provenienti da ogni parte del mondo, sperimenta quasi ogni giorno la nefasta conseguenza dell’assenza dei genitori, disposti a mandar via i propri figli ancora piccoli con la speranza che possano trovare in Italia quello che a casa loro non avrebbero mai potuto avere: scuola, lavoro, salute e forse anche un po’ d’amore.