La cultura dell’Ucraina è un vento di libertà

Michail Bulgakov, nato a Kiev, è l’autore di due capolavori che irridono l’irragionevolezza del totalitarismo: Il Maestro e Margherita e Cuore di cane. Per il popolo ucraino lo scrittore è un simbolo storico della resistenza alla Russia. Opere da leggere o rileggere. In tempi grami, c’è ancora più bisogno di cultura che parli al cuore dell’uomo.

«Seguimi lettore! Chi ha detto che non c’è al mondo un amore vero, fedele, eterno? Gli taglino la lingua malefica a quel bugiardo! Seguimi lettore e io ti mostrerò un simile amore! No, si ingannava il maestro quando all’ospedale, verso mezzanotte diceva con amarezza a Ivanuska che essa l’aveva dimenticato. Questo non poteva accadere. Lei naturalmente non l’aveva dimenticato…». Siamo tra le pagine di Il Maestro e Margherita, il romanzo di una vita di Michail Afanas’evič Bulgakov (1841 – 1940). Ripreso dallo scaffale in questi giorni, sollecitati dal fatto che l’autore venne al mondo in quel di Kiev dove visse per i suoi primi trent’anni, oggi città martirizzata dell’Ucraina al tempo dell’invasione russa. Anche da circostanze così ricordiamo cosa ha significato e significa quello spazio disegnato sulle cartine che ogni giorno vediamo in televisione. Anche da cose così avvertiamo come vera e non retorica che questa è una guerra che si combatte nel cuore dell’Europa.

Quando si parla di amore e fedeltà seguiamo volentieri l’invito dell’autore sostenuto dal punto esclamativo; una sveglia alla riluttanza, all’indifferenza, alla rassegnazione; aria fresca, quasi uno scudo di verità quando nel nostro quotidiano le parole amore e fedeltà patiscono l’effetto calamita (o calamità innaturale): non si attraggono, ma si respingono. Ossimoro nella stagione della verità spezzata.

Il Maestro e Margherita è pieno di pirotecniche soluzioni. Una trama avvolgente dove il fantastico non porta mai via dalla realtà. Devi accettare la sfida ad entrare nel labirinto di una storia che sferza quel presente lì (è l’Unione Sovietica di Stalin, mica una cosa da poco quando si parla di tragedie e attacchi all’amore e alla fedeltà); che non puoi sottrarti alla riflessione  – se non ci sta abbondonando perché sotto attacco insidioso dell’abitudine – davanti all’invadenza e al pensiero perturbato di Vladimir Putin (alimentato dalle teorie di un certo Aleksandr Dugin, che nel cogliere

la crisi del mondo occidentale auspica un ritrovato protagonismo del Cremlino attraverso lo smembramento e l’annessione coatta delle ex repubbliche dell’Urss: sogna un’Euroasia a trazione moscovita). Il romanzo di Bulgakov non è una favola, ma una sfavillante messa in scena per demolire con il sublime della parola e gli intrecci narrativi, l’irragionevolezza del totalitarismo comunista. Il romanzo uscì per lo più postumo comprensibilmente non apprezzato dal regime.

Bulgakov, in principio partecipe della vita letteraria moscovita, progressivamente conobbe a sue spese i travagli umani e artistici dovuti alla censura. Al punto tale di scrivere una lettera a Stalin domandandogli la possibilità di espatriare. Il dittatore gliela negò. Mori nel 1940 neppure cinquantenne per una grave malattia. La sua vita si concludeva in totale disgrazia. Il cordone sanitario aveva funzionato bene anche con lui.

Per gli ucraini lo scrittore è un simbolo storico della resistenza alla Russia e alla mentalità totalitaria. E già che siamo nell’orizzonte di Bulgakov l’ucraino, segnaliamo un’altra sua opera da rivitalizzare: Cuore di cane.  Memorabile scritto, steso con la sapienza dell’ironia quando è a fin di bene, con cui mette alla berlina la stupidità dei burocrati bolscevichi; una rappresentazione inquietante del progetto di uomo nuovo con le stimmate sovietiche.

Sempre in Ucraina, a Berdyčiv, è nato un altro gigante del pensiero libero, Vasilij Grossman (1905 – 1964). L’autore di Vita e Destino. Due parole che si tengono saldamente insieme. Non perché imprigionate l’una all’altra. Ma perché insistono su verità, giustizia e libertà. Una resistenza che vince anche sotto le bombe di questa contemporaneità.