La “culture” di Babette sfida la pressione bassa del mondo
Pensando al Meeting

La guerra continua mentre l’abitudine sta prendendo il sopravvento. Il calo d’attenzione è lo specchio fedele del calo di pressione.
La questione è seria. Perché l’abitudine è una brutta bestia. Si attacca addosso e spegne. L’abitudine confligge con la passione.
Mantenere viva la passione contiene l’aggressività melliflua dell’abitudine. Come dimostra Babette con il suo pranzo regale in un villaggio a stretta osservanza abitudinaria. La sua passione di grande chef è cibo che spalanca alla positività della vita. La sua passione per l’uomo è la risposta a tutti i principi (vecchi e nuovi) che puntano a cancellare le passioni in nome della sbobba. In nome dell’abitudine.
In nome di Sartre che assicurava che l’uomo è una passione inutile. Infatti aveva la nausea.


22 luglio 2022

Viviamo un tempo un po’ così.
La guerra prosegue mentre il mondo quasi non fa più caso a quel che continua a succedere nel cuore dell’Europa. Per non dire di altre ferite: conflitti a bassa intensità, carestie, disuguaglianze, eccetera eccetera. L’abitudine è un problema.
Ma è complicato rifuggirla: una brutta bestia. Gaber direbbe che lui e il mondo hanno la pressione bassa. Lui per primo. E quindi ciascuno di noi per primi.

Principi che scolorano le giornate

A proposito di abitudine e pressione bassa viene in mente un racconto di Karen Blixen da cui fu realizzato un film molto bello: “Il pranzo di Babette”. Uscito trentacinque anni fa (conquistò la famosa statuina di Hollywood).
La pressione bassa è l’abitudine di giornate monotone e fastidiose in un villaggio del profondo nord Europa. Un villaggio vecchio, stanco, rassegnato. Scolorito. Un villaggio della Danimarca dove i principi religiosi di stretta osservanza luterana raffreddano qualsiasi impegno con la vita.
I gesti mai bei gesti. Sterili e abitudinari. Nessuna passione.
Tutto insipido. Il cibo? Sbobba. Ne fa le spese la comunità cui le figlie del pastore devono (già, proprio devono) portare avanti gli insegnamenti. Sono donne tristi. Figlie di un’educazione rigida che ne ha falciato qualsiasi desiderio. Da loro prende servizio una governante che viene da Parigi. Fuggita dalla capitale della Francia per via dei fatti e dei misfatti legati ai moti della Comune di Parigi (1871).

Cucinare in grazia di Dio

Lei – si chiama Babette – è diversa. Non recrimina sulla vita seppur le dure prove non l’hanno risparmiata. Babette vede come le giornate scorrono al villaggio.
Pressione bassa, appunto. L’imprevisto di una vincita alla lotteria la mette in moto. A Parigi, ai fornelli, era una meraviglia. Una chef di assoluto livello.
Il risveglio del villaggio non può che avvenire attraverso la tavola, il cibo, la convivialità accesa dalle cose cucinate in grazia di Dio.
Il cibo e la tavola, cioè. Quel che è distante nei pensieri delle due sorelle. Perché una necessità da sbrigare il più in fretta possibile.
Babette, grazie alla vincita, fa venire dalla Francia ogni ben di Dio. Inizia così lo spettacolo della preparazione di un pranzo memorabile.
Chi la vede all’opera, così sorridente, felice, amante di quel che fa, non capisce tutto quello spreco: di tempo e di soldi. Babette, non per principio, procede con la novità, con il mai visto da quelle parti. In cuor suo è convinta (facendo) di far conoscere alla comunità una bella esperienza di vita. Di gusto per la vita.
A tavola per alzare finalmente la pressione. Lei non si è mai arresa. E neppure questa volta intende farlo: tutti i denari vinto per scacciare l’abitudine della “cancel culture” che considera il gusto del cibo una tentazione da eliminare.
La cultura della sbobba non fa per lei. Per l’uomo. Per tutti. Da un atto d’amore (prima di tutto di attenzione a sé, alla sua vena d’artista eccellente) nasce in quel villaggio stanco e rassegnato della Danimarca un qualcosa che sorprende. Che rimette le cose a posto scompaginandole. Con leggerezza e verità.

La comunità torna comunità

Così tutto viene visto sotto una luce diversa. Il cielo e le stelle benedicono quel che va compiendo. La comunità torna comunità.
Senza strappi con la propria tradizione. Ma riprendendola e innervandola con le domande che il presente suscita. Che poi sono le domande di sempre.
Una chef, appassionata dell’uomo e della vita, in modo inaspettato perché gratuito, diventa in quel villaggio sperduto e non più perduto della Danimarca meraviglioso strumento di risveglio.
Allora come oggi, la questione è la stessa.
Al tempo della pressione bassa e delle risposte violente che intendono cancellare le tradizioni perché così va ai nuovi “puritani”, la macchina distruttrice non può nulla con il sassolino che insinua l’ingranaggio.
L’uomo non è mai una passione inutile come invece assicurava Jean Paul Sartre. Un’esistenzialista così poco attratto dall’altro da sé. Attratto dalla sbobba della vita. Infatti aveva sempre la nausea. Manifestazione concreta di pressione bassa.


Immagini (in ordine di apparizione):
©Helene Levitt
Babette, la protagonista del Film “Il pranzo di Babette”, interpretata dall’attrice Bibi Andersson.
Fotogramma dal film Il pranzo di Babette 1987 di Gabriel Axel
©Lucia Laura Esposto – In questo seguitare una muraglia / Instagram: @lulae1003