Le diaboliche tentazioni di un mondo tutto virtuale

Le nuove ambizioni della tecnologia in campo finanziario si chiamano bitcoin ed Nft. Materia scivolosa quella delle criptovalute e limitrofi. Perché molto complessa. Un territorio bollente dove ci si può scottare. E non si tratta di scottature virtuali ma molto molto reali. È uno dei rischi di una vita scandita solo dalla dimensione digitale, dall’essere sempre connessi, sempre “on life”. Dove la regia di un Faust dei nostri tempi cattura l’attenzione con effetti speciali, promettendo ricchezza e felicità. E se il metaverso fosse la tentazione finale? Boia Faust!


16 dicembre 2022
di Gianfranco Fabi

Faust, Rapsodia ©Luca Concas

C’è un po’ di araba fenice, con l’ambizione di voler risorgere dalle proprie ceneri, e un po’ del mito di Faust, che vendette l’anima al diavolo in cambio di giovinezza, sapienza e potere.
La leggenda dell’araba fenice è diventata il simbolo della possibilità di rinascere dalla avversità, di superare anche i più drammatici problemi della vita. Allo stesso modo il mito di Faust ha avuto nella letteratura e nell’arte un enorme successo. Nel patto col diavolo ci sono le infinite possibilità che si aprono quando si va oltre i limiti intellettuali e fisici dell’uomo.
Due leggende che possono fare da scenario al matrimonio sempre più prolifico tra informatica e telecomunicazioni, un matrimonio che sembra essere in grado di porre le basi di una nuova rivoluzione, dopo la svolta epocale di internet che ha cambiato alla radice una delle dimensioni fondamentali della vita umana, quella delle comunicazioni.

Scena da metaverso

Ai confini della realtà
Stiamo infatti camminando ai confini della realtà. Il mondo virtuale si sta affiancando alla nostra vita quotidiana, la prospettiva digitale si sovrappone e sempre più prende il posto di quella analogica: nasce quella dimensione che il filosofo Luciano Floridi ha chiamato “on life”, una vita sempre connessa, una società a due volti che si confondono e si unificano. Siamo come le mangrovie, quelle piante che vivono tra l’acqua dolce e quella salmastra alle foci dei fiumi.
La tentazione del mondo virtuale appare tuttavia irresistibile.
Il nuovo Faust promette ricchezza e felicità. E gli affidiamo volentieri la nostra anima quando chinati sul piccolo schermo dello smartphone dimentichiamo la vita, le persone, gli sguardi attorno a noi.
Accettiamo di essere governati dagli algoritmi, l’intelligenza artificiale ci indica la strada da prendere, i social network scelgono per noi le informazioni di cui abbiamo bisogno, i motori di ricerca ci aiutano a trovare i sentieri in una giungla sempre più intricata. Convinti che, come l’araba fenice, potremo sempre risorgere e ritrovare la nostra identità perduta.

Il declino dei giornali e degli sportelli bancari
Ma gli antichi punti di riferimento della vita sociale vengono rapidamente superati dai nuovi miti della virtualità. Le edicole chiudono, le vendite dei giornali sono sempre in discesa, i lettori affezionati alla carta sempre meno e sempre più anziani. Gli editori si arrampicano sugli specchi dell’online dove la concorrenza è sempre più forte perché internet è diventato il regno di tutti con una soglia di accesso praticamente a zero.
Anche gli sportelli bancari cadono come foglie d’autunno. Si va al bancomat per i pochi contanti della vita quotidiana e la maggior parte delle transazioni si fanno da qualunque posto con quell’home banking che consente pagamenti e investimenti con il tocco delle dita.
Fino a questo punto siamo di fronte alla possibilità, sempre più diffusa, di fare in modo nuovo le cose di sempre: informarsi, pagare, magari anche guardare un film o prenotare un posto al ristorante.
Ma la tentazione di Faust va molto oltre. Per esempio, superare il vecchio sistema dei pagamenti fondato sul denaro emesso da quelle istituzioni paludate come sono le banche centrali: ecco le criptovalute, valori del tutto virtuali che vengono emessi grazie ad elaborate e complesse procedure informatiche che sfuggono ad ogni possibile controllo.

Opera di Fabio Giampietro

Arriva il metaverso, la realtà tutta virtuale
Ma vale la pena vendere l’anima per un bitcoin? Perché fermarsi a una moneta quando si può trasformare tutto il mondo in una realtà virtuale? Prende forma allora l’ambizione di creare una nuova dimensione, di sfuggire ai vincoli del tempo e dello spazio che hanno accompagnato la storia dell’umanità, per costruire un “metaverso”, una nuova realtà virtuale e tridimensionale in cui muoversi ciascuno con il proprio avatar, con la propria riproduzione digitale.
Anche in questo caso siamo di fronte a un matrimonio: quello tra la fantascienza e i videogiochi. Il termine metaverso è stato infatti coniato nel 1992 da Neal Stephenson, autore del romanzo postcyberpunk “Snow Crash” e il sistema informatico è stato sviluppato nel corso degli ultimi anni grazie ai programmi sempre più evoluti realizzati per le playstation.
Il nostro futuro si giocherà nel metaverso?
Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg ci crede così tanto che ha ribattezzato “Meta” la società a cui fa capo il capostipite dei social network nel mondo. Ma l’evoluzione di questa potenzialità è molto più lenta di quanto i più ottimisti prevedevano: si allunga l’ombra del flop di “Second life”, il primo mondo virtuale lanciato nel 2003 che non è riuscito a fare il salto di qualità ed è rimasto a vivacchiare nell’ambito dei videogiochi.
Eppure c’è qualcosa in più che sta aprendo nuovi orizzonti nel mondo virtuale: la blockchain. Certo, sembra un’altra diavoleria mefistofelica. Ma in pratica è solo un posto di blocco dove vengono presi e registrati in modo irreversibile i dati di tutto quello che passa. Questo permette la massima sicurezza e insieme la possibilità di identificare e definire con precisione qualunque elemento che attraversi la rete.

È il momento degli Nft, non-fungible token
Nascono così gli Nft, i “non-fungible token” i gettoni non riproducibili che hanno incorporato, grazie alla blockchain, un atto di proprietà ed un certificato di autenticità. Ogni Nft è unico e non può essere replicato ed è così che ci sono Nft con opere d’arte, documenti ufficiali, brani musicali. Lo scorso anno Vodafone ha venduto all’asta come gettone non fungibile il primo Sms inviato nel 1992: e c’è stato chi lo ha pagato oltre centomila euro che la società inglese ha fortunatamente donato all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Un altro esempio di Nft viene da Cristiano Ronaldo che grazie ad un accordo pluriennale con Binance, la più grande piattaforma al mondo per lo scambio di criptovalute, ha presentato la sua prima collezione di token non fungibili. Da qualche settimana è possibile acquistare le sue sette figure diversamente animate, che rappresentano i momenti chiave della sua vita, dall’infanzia ai suoi gol più belli. Ma la collezione sarà presto ampliata e sarà divisa in quattro livelli di rarità: normale, raro, super raro e super super raro. I pezzi saranno assegnati con un’asta che avrà prezzi di partenza dai 70 a 10mila dollari.

All’ombra dell’Arco della pace
Anche l’Arco della Pace di Milano è entrato nel mondo degli Nft. E’ stata infatti lanciata la vendita di 7.777 Nft, ognuno diverso dall’altro, ma sempre come soggetto centrale il famoso monumento milanese, generati da una start up (Reasoned Art) in collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni culturali di Milano. È un progetto di criptoarte che mette insieme il business all’educazione artistica, le nuove tecnologie al sostegno delle attività culturali.

I rischi sono… reali
Dove arriverà questa strada? E’ molto probabile che fino a quando si manterrà a cavallo tra i videogiochi e il business di piccolo cabotaggio ci si potrà imbattere in iniziative indolori, tutto sommato positive, che lasceranno spazio alla fantasia e alla creatività. Se invece ci si addentrerà sempre di più nella realtà virtuale per arrivare alla speculazione reale allora non ci si potrà sorprendere se si ripeteranno le truffe e i fallimenti che hanno contrassegnato il mondo delle criptovalute negli ultimi mesi. Come il crack di Ftx dove sono rimasti coinvolti un milione di creditori, con una perdita ipotizzata di 30 miliardi di dollari. Dollari reali e non virtuali.

Il comico inglese Mister Bean in una sua gag