Milano e il futuro della città europea. Identità, contributo o omologazione?


Giovedì 23 novembre 2023 ore 18.15 – Auditorium CMC
Largo Corsia dei Servi, 4 Milano

Partecipa
Mario Botta, Architetto
in dialogo con
Alessandra Coppa, Docente Storia dell’architettura contemporanea
Claudio Nelli, Urbanfile
Coordina Camillo Fornasieri, Direttore del CMC

Progetto con Fondazione Cariplo
“Cultura, per abitare, per ricordare, per cambiare”

Il territorio della memoria non come una nostalgia, ma una realtà su cui costruire il contemporaneo”(Mario Botta)

Un dialogo serrato con un grande architetto sulla trasformazione di Milano, il futuro delle città e il genius loci della nostra immagine di città e di quella europea.
Un confronto serrato per scoprire soprattutto quali sono gli elementi, le consapevolezze tecniche e culturali, oggi imprescindibili, che fanno della nostra architettura e design, “quella Milano Moderna che c’è stata qui e non altrove”, quel contributo capace di futuro, per la città stessa e per la cultura occidentale.
Una consapevolezza anche fortemente critica, come ha recentemente e più volte affermato Mario Botta: “c’è un’omologazione del fare e del costruire, perché la ricchezza del passato è andata scomparsa e l’Industria ha vinto sulla semplificazione dei dettagli, degli appoggi e sulla facilità di mettere insieme due cose che sono diverse. Il processo del costruire non è l’assemblaggio”.
Un punto di vista intenso e molto pertinente, a volte acuto, ma che chiede responsabilità e consapevolezza critica.
Nuovi proprietari se ne fregano dell’architettura perché il valore dell’edificio è legato all’investimento: a volte, se resta vuoto non gli interessa. La finanza è talmente ricca che non si interessa del destino dell’immobile, non sa nemmeno in che Paese stia. È una condizione di ipercapitalismo senza nome, non c’è nemmeno il capitalista da poter contraddire. Da qui anche i grandi misfatti bancari: ci sono banche senza risparmiatori … le architetture erano fatte per durare e far vivere meglio gli uomini di più generazioni”.

Considero la città europea come la forma di aggregazione umana più complessa, più bella, più intelligente, più flessibile che ci sia. Non c’è altra forma di convivenza sociale così elevata. Siamo andati sulla Luna, ma non abbiamo creato un’altra forma di vita sociale. Penso alla città europea come all’elemento cardine attorno al quale potrà nascere anche in futuro forse altre forme, ma intanto gode di questa complesità e di questa ricchezza.”

Io penso, e sono profondamente convinto, che l’architettura ha con sé l’idea del sacro. E abbiamo una serie di elementi che ci confermano questo. Il primo atto del fare architettura è mettere pietra sul suolo. Quindi non di mettere pietra su pietra, ma mettere pietra sul suolo. Vuol dire trasformare una condizione di natura, in una condizione di cultura. 

Consigliamo la lettura di interessanti interviste a Mario Botta di Elena Arzani di Art Tribune

Un architetto all’antica. Intervista a Mario Botta

Intervista di Pierluigi Panza, Corriere della Sera

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