“Ora”, l’ultimo libro del viandante Giovanni Lindo Ferretti

Sensibile alla salvezza

«Si può pregare anche senza averne coscienza, perché se ne ha bisogno. Perché non si può fare altro», dice Giovanni Lindo Ferretti ad un certo punto del suo ultimo libro: “Ora. Difendi conserva prega”. Quello che si prova davanti alle canzoni, alle pagine ed alle parole di Giovanni Lindo Ferretti è in un certo modo inspiegabile. Appartiene alla categoria dell’inaudito, anche se tutto in lui è in fin dei conti semplice e dimesso. Un viandante, un visionario. Un uomo, come racconta, che ha scelto di affidarsi a Dio che per mille strade ogni volta lo rialza.


10 febbraio 2023
di Walter Gatti

Ferretti foto by Riccardo Hamrin

L’ultimo libro di Giovanni Lindo Ferretti, “Ora. Difendi conserva prega” (Compagnia Editoriale Aliberti, 2022) è una quasi biografia che si intreccia con le pagine sfogliate di un libro delle orazioni, che si dipana tra le falde dell’Appennino e lo scorrere degli anni, con il paese di Cerreto e la nonna, la casa e la strada, con la fine dei rosari, l’inizio dell’adolescenza, la fuga nella città, straniante e straniera.
E poi il punk, Marx, Zamboni, i CCCP, Togliatti, le canzoni urlate, la casa-comune di Fellegara, Berlino, i centri sociali, Emilia paranoica, Yuri Spara e poi la nascita di Madre (“Madre di Dio e dei suoi figli, Madre dei padri e delle madri, Madre oh Madre, oh Madre mia, l’anima mia si volge a te”). E poi ancora i CSI, la guerra nei Balcani, la Bretagna e Finistere, la Mongolia, il ritorno a Cerreto, Papa Ratzinger che lo riceve in udienza personale, i Per Grazia Ricevuta-PGR e le loro cronache.
E ovunque preghiera, sempre, vero protagonista del tutto, che si nasconde e riaffiora, che sprofonda e riemerge, sottile o prosperosa, antica e immutabile: il Credo, le De Profundis, i misteri dolorosi e gaudiosi, le litanie. Nella “Nuova Gioventù” (1975) Pasolini in friulano scrive: «Difendi, conserva, prega! La Repubblica è dentro, nel corpo della madre. I padri hanno cercato e tornato a cercar qua e di là, nascendo, morendo, cambiando: ma son tutte cose del passato. Oggi: difendere, conservare, pregare».
Questo libro racconta una vita in cui il pregare è la vera attività continua. Un libro che doveva proprio finire qui, con Pasolini. E con una considerazione: «È l’amore di Dio che per mille strade mi rialza, mi scuote, mi stringe a sé ed è la Chiesa cattolica tramite i sacramenti a cui posso e devo affidarmi. Non è sempre facile e può essere doloroso». Ecco, doveva finire così.

Come si nobilita la vita

Ma poi…. muore Dario Parisini, chitarrista dei Disciplinatha (band abrasiva, viscerale e ancestralmente ribellista), e allora – dice Giovanni Lindo Ferretti – occorre aggiungere qualcosa, perchè «la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere” (Non so dei vostri buoni propositi perché non mi riguardano. Esiste una sconfitta pari al venire corroso, Che non ho scelto io ma è dell’epoca in cui vivo, La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere – “Morire, 1986).
E allora ecco ancora il Subvenite Sancti Dei, altra preghiera che nobilita la vita davanti alla morte, «canto sacro nella accezione più arcaica del termine: separato, incute timore, impone reverenza». E le ultime pagine sono di preghiera, di storia e di morte, quella di Dario, quella del padre mai conosciuto, quella del nostro oggi massificato. E dopo Dario e il Subvenite, c’è solo la copertina, che si chiude e che lascia le domande ed una sensazione di sacro e di conventuale.

Giovanni Lindo Ferretti

Reduce che prega

Ferretti ha inciso oltre venti dischi e scritto una manciata di libri tra cui “Reduce”, “Barbarico” e “Non invano”. C’è una grande continuità tra tutte queste cose fatte e dette e urlate e scritte. Lo dice lui stesso, quando nel libro narra del suo ritrovarsi nella grande casa di pietra ricolma di libri e icone a risentire e rivedere le tracce lasciate sparse nella sua carriera di artista. Ed allora cosa c’è di inspiegabile in questo suo ultimo lavoro? Potremmo chiamarla attrattiva.
Tu sei li, leggi e ti senti portato in un mondo inaudito, che forse non c’è eppure è da lui evocato e diventa concreto. Senti di esserci finito dentro, come ti lasciasse una ferita, una cicatrice. C’è uno svelamento inatteso che ti contagia: lui prega, e tu che fai? È fascino o è fastidio?
Chi è oggi Giovanni Lindo Ferretti: un eremita o un folle (lui, tra le pagine, dice di sé: «Ben cosciente delle mie miserie e del groviglio di sentimenti in cui annaspo, non mi salvo e non mi salverò con sforzi di volontà, diete rigeneranti ed esercizi psico-ginnici. Di mio posso arrivare ad una lucida disperazione»)?
Di sicuro ciò che dice, canta e scrive appartiene indissolubilmente a quel mondo di profeti e viandanti che rimangono resistenti, solitari, visionari, dolenti e sensibili alla salvezza laddove riesca a manifestarsi.

Uomini nel flusso di una storia ininterrotta. Reduci che pregano.