Papa Francesco non si dà pace invocando la pace

L’inverno gelido è arrivato nell’Ucraina offesa dall’invasione di Mosca. Come ne uscirà quel popolo martirizzato?
Papa Francesco continua a farsi sentire. A domandare la pace quale unica via realistica per uscire dall’abisso della guerra. Nei giorni appena passati ha scritto una lettera al popolo ucraino. Bellissima perché vera. Di assoluta vicinanza e di ammirazione per la nobiltà con cui quelle vittime vivono questa drammatica prova. Ha parlato di popolo martire. Parole forti. Per un segnale forte. Da fratello ai fratelli. In nome della pace perché la guerra è sempre un fallimento. Un’urgenza che ci riguarda per non arrendersi al freddo della ragione.


2 dicembre 2022

Il freddo della ragione genera in Ucraina il gelo. Putin, lo zar del Cremlino (o il mago del Cremlino come lo chiama lo scrittore Giuliano da Empoli in un suo fortunato romanzo) ha avviato la sua campagna d’inverno pur in una condizione di oggettiva debolezza.
Sul campo e a Mosca. Di qui e per un po’ saranno mesi ancor più terribili per il popolo ucraino della già terribile situazione avviatasi con l’invasione dell’armata russa.
Il 24 febbraio 2023 sarà un anno. Come ci arriverà quella povera gente? Quanti non ci arriveranno? E l’Occidente? E ciascuno di noi? Il freddo della ragione è questione assai seria. Non risparmia nessuno.
Papa Francesco continua a invocare la pace. Prova a riscaldare il suo e il nostro cuore. Il cuore di tutti. Si muove: prega, scrive, invita, sollecita. Con gesti di realismo non intende arrendersi alla cultura del gelo. A passi spediti ci stiamo avvicinando al Natale, alla Nascita della speranza al freddo e al gelo. La novità della Nascita apre alla speranza dei fratelli tutti. Nell’inospitalità di quella grotta l’annuncio della pace. Papa Bergoglio fa quel che fa perché continua a fare memoria di quel che accadde a Betlemme e continua ad accadere. Nonostante il gelo del mondo.

Caro popolo ucraino…

Nei giorni scorsi il Santo Padre ha reso pubblica una Lettera, scritta proprio per il popolo ucraino, nella quale lo descrive come un popolo nobile, che prega, audace, forte. Un popolo che piange perché soffre; che lotta e spera. Per Bergoglio quello ucraino è un popolo martire. Lo dice a chiare lettere nella lettera. Un gesto affettivo di grande impatto. Un segno di vicinanza e compagnia. Un fratello che sta insieme alle sue sorelle e ai suoi fratelli. Forse la sua missiva non ha avuto il risalto che merita.
Il gelo del mondo genera distrazione, indifferenza. Il papa della pace è in quelle case, su quelle strade, in quei poveri ripari dove il termometro non ha pietà. Fosse per lui si metterebbe in viaggio immediatamente. In attesa di compierlo agisce dalla sua trincea. Non passa giorno senza che torni a richiamare l’attenzione su quel che continua a succedere nel cuore dell’Europa. Non si dà pace invocando la pace. Non si dà pace nel constatare come il senso della storia venga svilito, la verità annichilita.

La storia manipolata

Nell’enciclica “Fratelli Tutti” (leggiamo o rileggiamo con calma) precisa: «Un modo efficace di dissolvere la coscienza storica, il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione è quello di svuotare di senso o alterare le grandi parole. Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità? Sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio, come titoli vuoti di contenuto che possono servire per giustificare qualsiasi azione». Pensieri espressi nel 2020 che sembrano usciti oggi dalla sua penna. La storia manipolata per fini deprecabili; la logica del dominio che mira a svuotare di significato qualsiasi cosa; parole fondamentali come democrazia e libertà svilite perché utilizzate secondo scopi che ne alterano il reale contenuto. L’aggressione, la violenza, la guerra sono la messa in pratica di questo tentativo di ridurre la verità storica in nome di progetti contro l’uomo.
Ancora il respiro e la lucidità del papa, sempre da quella preziosa enciclica: «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne d chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. (…) Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace».

La scelta

Si tratta di scegliere. E, come dice, papa Francesco, accettiamo di essere magari presi in giro o definiti ingenui perché non ci vogliamo arrendere alla logica della guerra, come ci ricorda la nota di Comunione e Liberazione. Perché, con lui, continuiamo a scegliere la via della pace. Una scelta di vita che scioglie il ghiaccio dei nostri cuori. E incomincia a dare un po’ di tepore alla ragione che ha preso fin troppo freddo.