Papa Leone XIV: Appello alla “responsabilità e alla ragione”

Il papa, dopo aver appreso l’inizio delle ostilità fra Israele e Iran, ha spronato a non arrendersi al susseguirsi di situazioni che stanno mettendo a dura prova la convivenza pacifica. “Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro”, ha detto. Invece viviamo un tempo dove l’altro è per lo più un estraneo e sempre più un nemico. Di qui le guerre. Ma per non arrendersi a questo progressivo deterioramento dell’umano il Santo Padre ha fatto un appello alla responsabilità e alla ragione. E ha invitato i movimenti cattolici a collaborare per il bene comune richiamandoli all’unità e alla missione, “rimanendo in ascolto della realtà odierna con le sue nuove sfide”


20 giugno 2025
Editoriale

Insediamento di papa Leone XIV

Papa Leone XIV, il 14 giugno 2025, dopo l’avvio di un nuovo conflitto. L’ennesimo in questo martoriato mondo: “In questi giorni giungono notizie che destano molta preoccupazione. Si è gravemente deteriorata la situazione in Iran e Israele. In un momento così delicato desidero rinnovare un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro”.

Josef Koudelk reportage in Palestina

Sostenere la causa della pace

Già: l’altro. Il tempo che viviamo dice che l’altro è continuamente sotto tiro. Perché l’altro è vissuto nell’epoca dell’estraneità e dell’inimicizia come estraneo e nemico. Per il semplice motivo che difettiamo di responsabilità e ragione, per stare al richiamo di papa Leone XIV. I termini utilizzati dal Santo Padre invitano a un ripensamento radicale che è già cammino. Una presa in carico personale che è sorgente di una presa in carico di comunità; un ripensamento umano che riguarda tutti e ovviamente chi ricopre compiti di responsabilità ai massimi livelli. In ciascuna realtà, in ciascun Paese. Ha aggiunto il Santo Padre: “È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscono sicurezza e dignità per tutti”. Costruire la pace è perciò un cammino. Costruire la pace è un’educazione a vedersi e a vedere l’altro in una prospettiva oggi così desueta, disattesa, osteggiata. Quasi sorpresi dalla sorpresa. Ripartire dalla riscoperta del senso di responsabilità e da un utilizzo autentico del dono della ragione è un movimento della persona che apre per davvero a cammini di riconciliazione. 

Dove sono gli uomini responsabili?

Dietrich Bonhoeffer (1906 – 1945) – teologo luterano tedesco che ha partecipato alla resistenza contro il nazismo, incarcerato nella prigione militare di Tegel, a Berlino, e, dopo un sommario processo seguito al fallito putsch del 1944 (altrimenti noto come Operazione Valchiria), giustiziato nel campo di concentramento di Flossenbürg – in Resistenza e Resa Lettere e scritti dal carcere (San Paolo) dice qualcosa di molto interessante sul rapporto fra responsabilità e ragione, preoccupato che l’umano, abbandonando Dio, venga risucchiato da tentativi di emancipazione illusori: «Chi resta saldo? Solo colui che non ha come criterio ultimo la propria ragione, il proprio principio, la propria coscienza, la propria libertà, la propria virtù, ma che è pronto a sacrificare tutto questo quando sia chiamato all’azione ubbidiente e responsabile, nella fede e nel vincolo esclusivo a Dio: l’uomo responsabile, la cui vita non vuole essere altro che una risposta alla domanda e alla chiamata di Dio. Dove sono questi uomini responsabili?» (pag. 64). La domanda è bruciante. Venuta fuori così dirompente da un carcere. Materia viva allora come ora. Papa Leone XIV ha ben chiara la drammaticità della situazione. Incontrando le diverse espressioni dei movimenti cattolici ha reso ancor più esplicito quel che ha inteso con il richiamo alla responsabilità e alla ragione. Ha detto: “La vita cristiana non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome”. 
E si è donne e uomini responsabili e ragionevoli facendo propri due cardini della vita della Chiesa e del ministero petrino: unità e missione. Il pontefice è entrato nel merito dei due cardini posti in rilievo. Ricorrendo a queste parole: “Anzitutto nell’essere lievito di unità. Tutti voi fate continuamente l’esperienza della comunione spirituale che vi lega. È la comunione che lo Spirito Santo crea nella Chiesa. È un’unità che ha il suo fondamento in Cristo: Lui ci attrae, ci attrae a sé e così ci unisce anche fra noi. Così ne parlava San Paolino di Nola scrivendo a Sant’Agostino: «Abbiamo un unico capo, unica è la grazia che ci inonda, viviamo di un unico pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa. […] Noi siamo una cosa sola, tanto nello spirito che nel corpo del Signore, per evitare di essere nulla se ci separiamo da quell’Uno» (Lettera 30, 2).
Questa unità, che voi vivete nei gruppi e nelle comunità, estendetela ovunque: nella comunione con i Pastori della Chiesa, nella vicinanza con le altre realtà ecclesiali, facendovi prossimi alle persone che incontrate, in modo che i vostri carismi rimangano sempre a servizio dell’unità della Chiesa e siano essi stessi “lievito di unità, di comunione e di fraternità” (cfr Omelia, 18 maggio 2025) nel mondo così lacerato dalla discordia e dalla violenza.

Ucraina emergenza

Far conoscere il Vangelo nei posti più lontani e negli ambienti più difficili

In secondo luogo, la missione. La missione ha segnato la mia esperienza pastorale e ha plasmato la mia vita spirituale. Anche voi avete sperimentato questo cammino. Dall’incontro con il Signore, dalla nuova vita che ha invaso il vostro cuore, è nato il desiderio di farlo conoscere ad altri. E avete coinvolto tante persone, dedicato molto tempo, entusiasmo, energie per far conoscere il Vangelo nei posti più lontani, negli ambienti più difficili, sopportando difficoltà e fallimenti. Tenete sempre vivo tra voi questo slancio missionario: i movimenti anche oggi hanno un ruolo fondamentale per l’evangelizzazione. Tra voi ci sono persone generose, ben formate, con esperienza ‘sul campo’. Si tratta di un patrimonio da far fruttificare, rimanendo in ascolto della realtà odierna con le sue nuove sfide. Mettete i vostri talenti a servizio della missione, sia nei luoghi di prima evangelizzazione sia nelle parrocchie e nelle strutture ecclesiali locali, per raggiungere tanti che sono lontani e, a volte senza saperlo, attendono la Parola di vita”.
La realtà odierna con le sue nuove sfide è dunque provocazione a non fare un passo indietro. La realtà ferita dalla pratica sempre più diffusa e martellante della violenza chiama alla responsabilità e alla ragione. Questione che riguarda ogni persona. I movimenti cattolici, in quanto patrimonio da far fruttificare, non possono esimersi dal fare la propria parte. In nome dell’unità e della missione al servizio del Santo Padre, della Chiesa, del mondo.