“Scrivendo di Papa Leone XIV”. Saverio Gaeta: “un po’ come averlo incontrato”
Freschissimo di stampa ecco il primo ritratto del Santo Padre: Papa Leone XIV. Il racconto del nuovo Papa e le sfide che dovrà affrontare per i tipi della Salani editore. L’autore, storico vaticanista, affronta un viaggio affascinante per ripercorrere la storia e la visione di Robert Francis Prevost. Pagine che restituiscono il suo amore per Cristo e la Chiesa. E la sua vocazione missionaria. Intervista a tutto campo
23 maggio 2025
Carità, predicazione, conoscenza
Conversazione con Saverio Gaeta a cura di Angelo De Lorenzi

“Dopo un lungo lavoro preparatorio ho scritto il libro in soli tre giorni e sei ore.
Il Papa è stato eletto giovedì; lunedì mattina ho consegnato il testo all’editore. Per completare in tempo l’opera, credo di aver dormito quattro o cinque ore per notte, non di più”. Il risultato è il primo ritratto del nuovo Pontefice, Leone XIV, “è un po’ come aver fatto esperienza di un incontro” in libreria dal 20 maggio, e contestualmente in edicola in allegato a Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport e Oggi. Papa Leone XIV. Il racconto del nuovo Papa e le sfide che dovrà affrontare, firmato dal vaticanista Saverio Gaeta per i tipi della Salani editore, è un viaggio nella storia e nella visione del nuovo pontefice, attraverso parole, gesti e decisioni che segneranno il futuro della Chiesa cattolica.
Ne parliamo direttamente con l’autore, uno dei massimi studiosi e conoscitori di questioni religiose, ha pubblicato svariati saggi con stile accessibile e incalzante, intende svelare con questo nuovo lavoro i tratti distintivi di Robert Francis Prevost, primo statunitense della storia sul soglio pontificio, e cosa lo attende nel prossimo futuro sulla cattedra di Pietro.
Quali sono le sfide che attendono la Chiesa guidata da Leone XIV?
Il pontificato di Papa Leone sarà chiamato a occuparsi di svariate questioni come l’annuncio della fede, l’ecologia integrale, le finanze vaticane, l’autorità morale del Pontefice, la crisi dei carismi, la vita dei movimenti ecclesiali, il ruolo delle donne nella Chiesa, l’immigrazione. Alcune di queste sfide, come l’attenzione nei confronti delle nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale, sono state già annunciate nelle prime apparizioni pubbliche. Nel mio libro parlo di dodici temi, che ho cercato di presentare in una quarantina di pagine.
Che tipo di Chiesa missionaria ha in mente il nuovo Pontefice?
È stato missionario in Perù, la sua vocazione è sempre stata annunciare il Vangelo nel posto in cui si trovava: è un pastore vicino al popolo e credo che porterà questa caratteristica e questa sensibilità nel suo pontificato.
Quali sono i tratti che più ti hanno colpito in Papa Leone?
Le prime parole quando si è affacciato dalla loggia pontificia: «La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto». Riportava proprio le parole di Gesù perché il mondo ha bisogno di questo tipo di pace, non solo di un’assenza della guerra, di una pace “generica”. Forse a qualcuno è sfuggita la portata di quell’affermazione, che credo invece sia fondamentale per avvicinarsi al tratto caratteristico di questo pontificato.

Nella sua prima apparizione pubblica nel discorso dalla Loggia di San Pietro si è presentato come “figlio d’Agostino”. Come influirà nel suo pontificato il fatto di essere un agostiniano?
La famiglia agostiniana cui appartiene ha avuto un ruolo decisivo nella sua crescita assieme all’introduzione alla vita della fede che ha respirato in famiglia. L’ordine degli agostiniani è dedito alla carità, alla predicazione e alla conoscenza. “Charitas et scientia” è il loro motto. Leone XIV è l’incarnazione del carisma dell’Ordine agostiniano cui appartiene, che si fonda sul binomio carità e conoscenza. La carità è da intendere nel senso di amore gratuito, un interesse integrale nei confronti dell’uomo sia nell’aspetto materiale, sia in quello spirituale. La carità cristiana è da considerare in questi termini, non solo come solidarietà e attenzione materiale nei confronti di chi ha bisogno. Non deve poi tanto stupire questa passione che ha avuto per la matematica, assecondando un suo interesse durante il percorso scolastico.
Che ruolo ha avuto la famiglia nel suo itinerario umano e religioso?
È stata fondamentale. La sua vocazione è maturata prestissimo, sin da bambino. I genitori, in particolare la mamma, sono stati un riferimento: un grande esempio e richiamo alla fede. E anche l’oratorio, la vita nella chiesa locale ha avuto un ruolo decisivo nella sua educazione religiosa.
E poi gli studi…
A quattordici anni ha studiato nel Seminario minore dei padri agostiniani e poi ha continuato gli studi alla Villanova University, in Pennsylvania, dove nel 1977 si è laureato in Matematica e dove ha seguito anche dei corsi di filosofia.
Nello stesso anno, a Saint Louis, è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio di Chicago. Successivamente, dopo essere diventato sacerdote, ha avuto ruoli all’interno della famiglia agostiniana. Prevost è stato direttore delle missioni della provincia agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois. Nel 1999 è eletto priore provinciale della Provincia Agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Chicago e due anni e mezzo dopo, al Capitolo generale ordinario dell’Ordine di Sant’Agostino, i suoi confratelli lo hanno scelto come priore generale, confermandolo nel 2007 per un secondo mandato. In questo ruolo ha avuto la possibilità di conoscere la realtà dei suoi confratelli che operano in cinquanta Paesi del mondo, e quindi di acquisire uno sguardo davvero universale e una conoscenza pastorale più vasta.
Quali saranno i tratti di continuità con papa Francesco?
L’attenzione nei confronti degli ultimi, l’interesse verso le periferie, la questione sociale rimarcata anche nella scelta del nome Leone (autore della prima enciclica sociale la Rerum Novarum Ndr.), saranno gli orientamenti che lo avvicineranno di più al pontificato del suo predecessore. A lui spetta poi il compito di prendere in mano i tanti processi avviati da Papa Francesco e portarli a compimento. Non mancheranno le differenze. Penso che Papa Leone intenda restituire il ruolo tradizionale della segreteria di Stato, che avrà un suo ruolo distinto con una maggiore autonomia rispetto al Pontefice. Ed è molto probabile che confermi in quella posizione così importante il cardinale Pietro Parolin

Che ruolo giocherà nell’esercizio del suo servizio alla Chiesa il suo continuo richiamo alla centralità di Cristo?
Lo ha dimostrato già nelle sue prime apparizioni. C’è da aspettarsi che sarà proprio uno dei tratti distintivi di questo pontificato. D’altronde l’annuncio di Gesù è il pilastro della fede. E quindi della Chiesa in cammino. Come esplicitato nel proprio motto: In Illo Uno Unum, vale a dire: nell’unico Cristo siamo uno.
Un altro aspetto che ha colpito durante le prime uscite pubbliche è la sua devozione alla Madonna…
Quando è andato a visitare il santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, appena fuori Roma, una donna ha esclamato: “Viva il Papa” e lui: “Viva la Madonna!” È stata una risposta spontanea. L’aneddoto dice bene della sua devozione mariana. Non a caso ha iniziato a rivolgersi da Papa alla Madonna del Buon Consiglio perché nella conduzione del pontificato sente di aver bisogno dei suggerimenti di Maria. Peraltro questo luogo, appena fuori Roma, è il santuario del cuore di Papa Leone XIV, che frequentava già assiduamente prima della sua elezione. Mi ricorda Giovanni Paolo II quando andava spesso a visitare il Santuario della Mentorella.
Papa Leone si è affacciato alla loggia pontificia con la mozzetta, la classica mantellina rossa che i papi portano nelle occasioni più solenni sopra la talare bianca. Perché ha operato questa scelta?
È stato il segno che sarà molto attento alla forma. Questo abito appartiene alla tradizione dei papi fin dal 1200. Solo Bergoglio presentandosi con l’abito bianco aveva voluto esprimere un segno di discontinuità.

Papa Leone è anche uno sportivo. Non ha nascosto in particolare la sua passione per il tennis e di recente ha ricevuto in udienza il campione Jannik Sinner. Potrebbe continuare a praticare il suo sport preferito?
Non è da escludere. In Vaticano c’è un campo da tennis, al riparo da occhi indiscreti. Di sicuro sappiamo che ha giocato molto anche a pingpong, una disciplina assai praticata in molti seminari e negli oratori.