Troppa famiglia fa male

In collaborazione con Associazione Italiana Centri Culturali

Martedì 5 aprile 2022, ore 21:00
Auditorium CMC

Dialogo sul libro
“Troppa famiglia fa male”
Come la dipendenza materna crea adulti bambini (e pessimi cittadini).
Ed. Rizzoli

Con
Laura Pigozzi, Psicoanalista e autrice del libro
Cesare Cornaggia, Psichiatra
don Ambrogio Pisoni, Docente di Teologia, Università Cattolica di Milano
coordina Letizia Bardazzi

La famiglia, all’origine della civiltà, sempre ed anche oggi, vive un tempo che sembra decretarne la fine. È una crisi che investe l’intera società perché ciò che accade all’interno della famiglia ha rilevanza sul sociale e sul futuro dell’uomo.

Incontriamo Laura Pigozzi, psicoanalista autorevole, che esplora in questo saggio -sul quale intavoliamo un dibattito- come lo scacco della famiglia sia la radice di una tragedia sociale più vasta e ferocemente distruttiva.

È nelle famiglie – indica l’autrice – che i ragazzi dovrebbero allenarsi a trovare lo slancio verso l’esterno, diventando adulti. Fallire questa trasformazione significa condannarli a un’eterna infanzia, che apre le porte non solo ai dittatori bambini ma anche a quelli veri.


Dal libro

Molti genitori sembrano aver rinunciato al ruolo di guida proteggendo all’infinito i figli: è il plusmaterno, secondo l’autrice, che nasce dal fallimento dell’aver cura e sospende il momento della responsabilità. La generazione che ha contestato generando la rottura del legame, sta crescendo figli e nipoti docili, pronti all’assoggettamento. Cosa è successo?

I giovani che non dissentono permettono al fantasma mai sconfitto dell’antica tendenza dell’essere umano alla sottomissione di giocare la partita della vita al posto loro, rovesciandola in morte.

Attraverso il concetto di disobbedienza civile elaborato da Hannah Arendt, prende forma in queste pagine una inedita rilettura delle origini del totalitarismo che per la prima volta riesce a spiegare le conseguenze politiche della pulsione di morte freudiana e ci permette di riscoprire alcuni casi emblematici di rapporti genitoriali fallimentari, come quello di Hitler con sua madre.

«L’adattamento di un giovane» ci ricorda l’autrice «ha sempre qualcosa di immorale» perché sia un soggetto che una comunità si fondano sulla divergenza.

È nelle famiglie che i ragazzi dovrebbero allenarsi a trovare lo slancio verso l’esterno, diventando adulti. Fallire questa trasformazione significa condannarli a un’eterna infanzia, che apre le porte non solo ai dittatori bambini ma anche a quelli veri.

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