Annessioni, sconnessioni, connessioni

© Copertina numero 15

Numero 15
07 ottobre 2022

Il numero di “.CON” prova a rimanere connesso con la realtà. Una sfida particolarmente complicata, oggi. Al tempo delle annessioni. E della siccità di pensiero (vedi editoriale con il riferimento all’ultimo film di Paolo Virzì). Come scrive il grande intellettuale francese Edgar Morin (101 anni!) la pratica dell’annettere significa sempre sottomettere l’altro, i popoli. L’esempio plastico è nell’atto compiuto dai russi con il grottesco referendum d’annessione (aiuta a riflettere l’analista ucraino Mikkhail Minakov).
Il corrispondente dell’agenzia di stampa Ansa da Beirut nonché penna del mensile Limes , Lorenzo Trombetta, in dialogo con il nostro Andrea Avveduto, ragiona sul perché il nostro Paese pare proprio aver abbandonato la preziosa strategia dell’attenzione per il mar Mediterraneo, al contrario delle grandi potenze (a proposito di sconnessioni). Una grave e pericolosa distrazione.
E, a proposito di annessioni, nel bacino sconnesso dell’italica politica, Alessandro Banfi, provocato da commenti di autorevoli studiosi e giornalisti del ramo, invita a non ridurre l’attualità della questione cattolica alla visione distorta di schierare i cattolici da una parte o dall’altra, lo ritiene un vero e proprio inganno bipolare. Il suo è un ragionamento che intende avviare una riflessione… connessa (primo di una serie di interventi, speriamo…).
C’è poi la scuola, laddove nel quotidiano ci si mette alla prova sulla materia più spinosa. Appunto: annessioni, sconnessioni, connessioni. Il professore Paolo Covassi, con i suoi racconti dalla prima linea (fantasia reale) si smonta smonta e rimonta, facendo esperienza. E cioè non ci gira intorno: la vera inclusione è nell’educazione. Perché l’altro, come ricordato da Morin, non merita di essere annesso ad alcunché. Non basta dire “nel mio paese nessuno è straniero” (inclusione astratta); l’incontro inclusivo è in quel rischio così spericolato, ma di straordinaria connessione, che si chiama educazione.
Il podcast che proponiamo è un viaggio con l’Ulisse dantesco (ci conduce la lezione del professore Lino Pertile, tra i massimi studiosi di Dante). E l’incontro con quelle terzine, sorprendente, vitale, di riscoperta della verità di sé, che ne fa Primo Levi. L’uomo sottomesso nel campo di concentramento di Aushwitz. L’uomo così elementarmente connesso con la realtà. Una verità semplice che gli sembrava perduta per sempre, eccola di nuovo avvertita all’improvviso: sono un uomo, siamo uomini caro Jean (suo amico di baracca). Nel luogo più atroce dell’applicazione del metodo siccità: la soluzione finale. Ma il finale non può essere mai in quella soluzione. Che difetta di «virtute e canoscenza».       
E, come sempre, gli editoriali per immagini di Francesco Santosuosso.  
Buona lettura e buon ascolto.